Dal momento che ho il mezzo di scrivere, perché non farlo?
Ma che cosa scrivere?
Prigioniero tra quattro mura di pietra nuda e fredda, senza libertà per i miei passi, senza orizzonte per i miei occhi, occupato come sono a seguire macchinalmente tutto il giorno, unica distrazione, il lento percorso di questo riquadro biancastro che lo spioncino della porta proietta sull’oscura parete, e, come dicevo poc’anzi, solo a solo con un’idea, un’idea di delitto e di castigo, di assassinio e di morte!
Posso forse avere qualcosa da dire, io che non ho più niente da fare in questo mondo?
E che cosa potrò mai trovare in un cervello sfiorito e vuoto che valga la pena di essere scritto?
Perché no?
Se tutto, attorno a me, è monotono e incolore, non c’è forse dentro di me una tempesta, una lotta, una tragedia?
Legge per noi: Carlo FlorisIntroduzione di Arnaldo Colasanti
Cura e traduzione di Maurizio Grasso
Opera di: Pierantonio Bartoloni