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ArteKino, vota e vinci un viaggio a Parigi

ArteKino, Il Festival del cinema europeo online

Dicembre, si avvicinano le vacanze di Natale. Un filmetto ci sta, vi mettete a cercarlo tra le migliaia a disposizione lasciandovi guidare da un algoritmo che pare conoscervi meglio di chiunque altro, ci perdete le ore e la visione tutto sommato è noiosa, confessatelo, a me potete dirlo.

NextAudiolibri, invece, nella persona di chi scrive, vi propone di essere parte attiva al Festival online del Cinema Europeo su ARTE.TV, di guardare 10 film e decretare quello che vi piace di più.

Perché farlo? Non fosse che per la qualità dei film, non fosse che per la gratuità del tutto, fatelo per il premio in palio.

Quale? Questo:

Foto di un biglietto aereo, destinazione Francia, per l'evento Artekino

Un biglietto per due e un week-end nella capitale francese.

Attenzione: avete tempo fino al 31 dicembre, dopodiché il sogno svanisce.

Il concorso

Il vostro corrispondente dal Festival, per voi, solo per voi, si è spippolato ben 13 ore e mezza di arte cinematografica. I film sono in italiano, francese, portoghese, spagnolo, rumeno, tedesco, finlandese, serbo e lituano, e sono tutti sottotitolati. Chi vi scrive, oltre ad aver fatto sia l’Erasmus, in Francia, che il Leonardo, in UK, è anche un sottotitolatore e non può che essere entusiasta per un Festival del genere. In più, chi vi scrive – con amore, oh, infinito amore – è sardo, e c’è un film – I giganti – realizzato da sardi in Sardegna.

Insomma, tanti sono i motivi che mi hanno spinto a vedere questa “sporca decina”. Mi sono anche detto: «Ehi, ma se dici alla gente di partecipare al concorso, hai meno chance di vincere!» È vero, ma preferisco così, che ci guardiamo questi film e ne parliamo.

Guardate qui che bella la decina:

10 film in concorso - Festival ArteKino

Il mio tour europeo

I giganti

Ho cominciato naturalmente il tour dalla Sardegna depressa e drogata di Bonifacio Angius. Oltre l’appena nominato, regista e attore che ha scritto anche la gran parte della colonna sonora del film insieme al sassarese Luigi Frassetto (canzoni in spagnolo!), segnalo nel cast Stefano Deffenu (di cui vi ho già parlato, QUI) e la coppia comica Pino e gli anticorpi (i fratelli Manca qui nulla hanno di comico, se ridono lo fanno istericamente, nervosamente). Ad Angius la frase «Che schifo, Majakovskij» gliela perdono, va’, perché ci sta bene nel personaggio che cita stanco, sfinito, i primi versi de La nuvola in calzoni.

Perché vederlo? Perché è un huit clos claustrofobico di una Sardegna senza mare.
Screenshot di - I Giganti - Film in concorso di Artekino
Clicca sull’immagine per vedere “I Giganti” su ARTE.TV

Linhas Tortas

Poi parto per il Portogallo e mi vedo Linhas Tortas, titolo tradotto con Destini imprevisti (interessante notare che il film si apre con il display del cellulare della protagonista che post su Instagram la foto dei binari della metro e digita «Linhas Direitas», che nel sottotitolo figura come «linee dritte», altrimenti dette «linee rette»). Il titolo riprende la rubrica curata dallo scrittore e giornalista António Almeida, il cui destino si incrocia con l’attrice Luísa Lourenço, conosciuta dopo un’interazione su Twitter, dove lui interagisce con il nickname Grigori Rasputin. Ed è vero quello che dice, a un certo punto: «Tutte le storie sono complicate.» Dal virtuale quasi si incontrano nel reale, i due, la prima volta nella serra Estufa Fria nel Parco Eduardo VII a Lisbona e la seconda al belvedere di São Pedro de Alcântara. Si sa, però, che siamo nelle mani della sorte, che può essere boa sorte/good luck (ascolta la bella canzone di Ben Harper e Vanessa da Mata) ma la sorte può essere avversa, cinica, una grande stronza.

Perché vederlo? Per riflettere sulle dinamiche tra il sé reale e quello virtuale, tra quello che può succedere e quello che succede veramente.
Screenshot film Linhas tortas - film in concorso al festival Artekino
Clicca sull’immagine per vedere “Linhas tortas” su ARTE.TV

Destello Bravio

Un attimo varcare il confine e ritrovarsi in Spagna. Destello Bravio è un film lento, molto lento. La lentezza non è un difetto, per carità, non sempre. Qui rende bene la monotonia di un paesino di poche anime, dove i giovani – quelli che restano –fanno battute sconce e le vecchie discutono sullo scialle della Vergine. Dentro le pareti domestiche ogni tanto ci si lascia andare a fantasie erotiche, il mondo tradizionale si sovverte, si osa, ci si lascia andare alle proprie fantasie. Isa prova a lottare, a non lasciarsi fagocitare nell’abisso conservando ricordi su un mangianastri.

Perché vederlo? Per vivere la vita del pueblo.
Clicca sull’immagine per vedere “Destellio Bravio” su ARTE.TV

Il Pianeta

Resto in Spagna per Il Pianeta, che non è la Terra ma un ristorante. Mamma e figlia sbarcano il lunario a Gijón in un b/n che aumenta la drammaticità della storia. Entrambe senza lavoro, con la madre cleptomane e la figlia studentessa che torna da Londra dopo la morte del padre, madre e figlia cercano di non affondare nei debiti e più l’abisso si avvicina più il loro legame si consolida. In queste condizioni, in cui si arriva anche a non avere più la luce in casa, non è forse meglio la prigione, con vitto e alloggio gratis?

Perché vederlo? Perché è un attimo passare dal benessere a chiedere l’elemosina per strada.
Screenshot tratto dal film "El Planeta" - film in concorso al festival Artekino
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L’animografo, ovvero sono nato in una scatola di scarpe

Passo in Francia e mi guardo un bel docu-film sull’animografo, un’invenzione degli anni Sessanta per realizzare proprio i cartoni animati. Il disegnatore Jean Dejoux prende una scatola per scarpe, ci mette sul coperchio un filtro polarizzatore, all’interno dispone degli specchi e un altro paio di filtri e le due immagini proiettate si muovono. Magia! Mi ricorda il mago Méliès! Questo lavoro di bricolage, comunque geniale, viene implementato da un folto gruppo di ricercatori, scienziati, tecnici e ingegneri che lo sviluppano e realizzano Caroline, la primogenita della famiglia di animografi che porta il nome della mamma di Émile Reynaud, creatore del teatro ottico e del prassinoscopio, antenati del cinema. L’animografo varca le Alpi e arriva in Italia, permette di realizzare il celebre Calimero e La Linea in onda sul Carosello, poi arriva negli studios di Hollywood.

Perché vederlo? Perché le idee più straordinarie spesso sono sotto i nostri occhi e non ce ne accorgiamo, si realizzano con poco, e perché è bello lasciarsi stupire come un tecnico tv che esclama un liberatorio: «Merde! Il bouge!» («Cazzo! Si muove!»).
Screenshot tratto da L'animographe - film in concorso al festival di Artekino
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Blue moon

Continuo il mio viaggio cinematografico nelle lingue romanze e approdo in Romania, sotto una Blue moon e seguo le vicende di Irina combattuta tra il suo desiderio di partire a Bucarest per studiare e per trovare la propria strada nel mondo e la volontà opposta della sua famiglia allargata che invece di assecondarla la contrasta energicamente perché vorrebbe che lavorasse nell’azienda sui monti, con gli animali e nell’hotel per turisti.

Perché vederlo? Per stare nel bel mezzo di due impulsi contrastanti, sentirsi sballottati tra due forze.
Screenshot tratto dal film Blue Moon - film in concorso al festival Artekino
Clicca sull’immagine per vedere “Blue Moon” su ARTE.TV

Working class heroes

Passo al serbo, lingua slava, e mi godo Working class heroes. Bella la scena iniziale, dove la spietata manager Lidija Jakšić cambia le scarpe eleganti con degli stivali per camminare sopra il fango. Di questo si occupa il fango: di fango. Lidija sta andando a sfrattare l’ennesima famiglia dalla loro casa che in poco tempo, grazie anche a una mazzetta nell’ufficio giusto, è rimessa in vendita. E qui si scopre tutto il marcio che dalla politica arriva alla burocrazia e da qui all’agenzia “Magnus Domus Costruzioni” e da lì al capo cantiere che rinvia gli stipendi. La pellicola trasuda di tutto il marcio di certi appalti, del sudore della povera gente che ne paga le conseguenze, della disperazione degli operai che non vengono pagati, della paura della giovane coppia in attesa di un figlio che investe su una casa che non ci sarà e che resta una promessa luccicante.

Perché vederlo? Meriterebbe solo la Bella ciao cantata in italiano dal vecchio Mile ubriaco e rinchiuso in una zona del cantiere prima di tagliarsi le dita, ma pure dopo.
Screenshot tratto dal film "Working class heros" - film in concorso al festival Artekino
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Hyperland

Dalla Serbia attraverso l’Europa e arrivo in Germania, in una Deutschland distopica e sempre connessa di Hyperland, dove i social network e i social media sono onnipresenti, la vita delle persone dipende dai like e dai credits del proprio karma count,le fake news troneggiano e le amicizie reali scarseggiano: «Cosa convince la gente che una notizia è vera? Sapere che qualcuno vuole metterla a tacere.» Interessanti le scelte tecniche (i video sui palazzi o la dissoluzione dei personaggi che perdono i propri likes), così come la parte dedicata alla costruzione di un’identità positiva virtuale, la gestione dei bot accusatori e la riarmonizzazione.

Perché vederlo? Per evitare un futuro prossimo in cui gli algoritmi fagociteranno l’umanità.
Screenshot tratto dal film "Hyperland" - film in concorso al festival Artekino
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Summer survivors

Salgo ancora nel mio viaggio e arrivo in Lituania, mi lascio avvolgere dall’unica lingua balcanica in concorso del film Summer survivors. Un viaggio in macchina da una clinica psichiatrica all’altra, da un punto A a un punto B. La giovane ricercatrice Indre viene incaricata di accompagnare, insieme all’infermiera Danguole, due pazienti, il maniaco-depressivo Paulius e la depressa Juste, in un altro paese, Palanga. Il viaggio – come spesso accade – trasforma le relazioni, è pieno di imprevisti, cambia la propria interiorità e le priorità che ci si era posti.

Perché vederlo? Perché i road-movie sono quasi sempre una sorpresa.
Screenshot tratto dal film "Summer survivors" - film in concorso al festival Artekino
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Heavy metal dancers

Termino nel nord Europa, in Finlandia, e mi sembra perfetto, col freddo e la neve che ci sono, ma mi metto comodo sul divano al calduccio sotto il plaid e inizio Heavy metal dancers. Beh, la Finlandia non è solo saune, neve e Mof (metodo organizzativo finlandese nelle scuole). In effetti, questo docu-film parte da una scuola, dopo qualche immagine di pole dance, ma è su questa attività, su questo sport che poi si concentra. La pole dance è «uno sport a rischio», apprendo, e che è anche «un viaggio interiore», «un’esperienza completa, assoluta», e che esiste l’IPSF (l’International Pole Sports Federation). Non lo praticano solo donne – e non solo spogliarelliste – ma anche gli uomini. Come Olavi, un professore di matematica e fisica di 55 anni. Le storie di Tintti, Olavi, Henna, Nita, Oona e Marianna danno voce e corpo a questo documentario, da cui emerge soprattutto che anche in Finlandia ci sono i bulli e le bulle, a scuola (incredibile, eh?), e anche il bodyshaming (incredibile, eh?) e che le difficoltà si possono superare (incredibile, eh?).

Perché vederlo? Per abbattere i pregiudizi, e perché non è mai troppo tardi per iniziare qualcosa di nuovo.
Screenshot tratto dal film "Heavy metal dancers" - film in concorso al festival Artekino
Clicca sull’immagine per vedere “Heavy Metal Dancer” su ARTE.TV

Buona visione, buon Natale e in bocca al lupo per il concorso!


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