Tony Cragg ha iniziato a lavorare nella sua Liverpool come tecnico di laboratorio in ospedale e nel tempo libero disegnava. Ha poi deciso di dedicarsi completamente alla scultura studiando al Gloucestershire College of Art, alla Wimbledon School of Art e infine al Royal College of Art di Londra. Ha saggiato, modellato e dato vita a molteplici materiali, dal legno al bronzo, dalla ceramica al gesso e a tutte le possibilità dei polimeri della plastica. Ha inserito nelle sue opere materiali di scarto delle lavorazioni per poi imbattersi nella trasparenza del vetro.
Non crea forme riconoscibili, ma strutture morbide e in movimento toccate da brezze o spinte da correnti e tremori perché è la materia su cui lavora a ispirarlo, la reazione che produce e che, sotto le sue mani, determina il risultato finale senza rincorrere figure riconoscibili. Noi spettatori siamo liberi di vederci ciò che vogliamo, ci lascia alle prese con la nostra inconscia pareidolia, quella predisposizione a cercare figure familiari e conosciute in forme non riconoscibili e standardizzate dalle nostre competenze, un po’ come facciamo guardando le nuvole bianche in cui riconosciamo figure reali dettate dalla nostra visione razionale.








È su questa pareidolia che si fonda tutta la magnetica arte di Cragg. Costruisce sculture anche molto grandi e complesse che, seppur composte di un’unica materia, si presentano sfumate, colorate, sabbiate, brillanti, specchiate, in cui onde di colore sottolineano il moto perpetuo della scultura perché le sue opere, apparentemente statiche come tutte le sculture, producono movimenti infiniti e sempre in evoluzione. La sua arte è istinto, si parte da un’idea, ma il risultato finale è sconosciuto e improvviso.
Riconoscimenti di Tony Cragg
Cragg è tra i maggiori artisti dell’arte contemporanea ed è stato insignito di tanti riconoscimenti, ha esposto nei maggiori musei del mondo e molto spesso è stato presente in Italia, da Urbino alla Reggia di Venaria al Duomo di Milano. Ha partecipato alla Documenta di Kassell, rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia del 1988, anno in cui ha ricevuto il prestigioso Turner Prize.
A Venezia – anche al Guggenheim sono esposte alcune sue opere – ha incontrato il vetro, un materiale che «tende a creare le proprie geometrie» e con cui ha composto la mostra Silicon Dioxide (il biossido di silicio di cui è formato il vetro) in collaborazione con i maestri del vetro soffiato di Murano con i quali ha realizzato le incredibili opere che rimarranno esposte fino al 22 agosto al Museo del Vetro. Una serie di “sogni trasparenti” eterei e limpidi, eppure robusti e immortali grazie ad un materiale che Cragg ha definito «malleabile, ma allo stesso tempo sovversivo» per sua natura.
Inglese di nascita, da molti anni Tony Cragg lavora e vive in Germania, a Wuppertal, a pochi chilometri da Düsseldorf, città in cui è rettore dell’Accademia di Arte.
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