Silvia Vecchini, una scrittrice bibliodiversa, pas comme les autres(1)

Silvia Vecchini, una scrittrice bibliodiversa, pas comme les autres

Presentazione LaAV – Carlo Floris, Silvia Vecchini

Ho avuto il piacere di intrattenermi il 18 settembre 2022 con Silvia Vecchini, scrittrice oltremodo talentuosa, prolifica a tal punto che si potrebbe scrivere un racconto soltanto con i titoli dei suoi libri (e io ho cominciato a farlo, vedi qui), e, soprattutto, «è vasta, contiene moltitudini», è bibliodiversa.

Era una domenica, si festeggiava il dodecennale del Circolo LaAV di Perugia. E così, tra i volontari e le volontarie di questo movimento che fa capo all’associazione Nausika, promuovente la lettura ad alta voce, abbiamo chiacchierato di libri, di scrittura, di poesia per più di due ore.

Poi, ve lo giuro, visto il rischio che correvo di vedermi accusato di sequestro di persona, l’ho rilasciata.

Potature – Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno

POESIA

Silvia Vecchini è prima di tutto poeta (o poetessa, scegliete voi). Incontra la poesia prima della poesia, nel contatto con la Natura, in mezzo alla quale ancora oggi vive. Poi, un giorno, in classe, alle elementari (o alla primaria, scegliete voi) entra la maestra Lucia, e si mette a leggere brani in prosa, ad alta voce, e poi legge poesia e «consegna la parola magica»[1]. Come in un sacro rito, Silvia Vecchini la riceve e ce la riconsegna. Spesso il verso le arriva improvviso, in macchina, o tra lo scatolame di un alimentari, già composto, perfetto, cristallino, oppure monco, solo un accenno vago, e mentre continua a guidare, o si reca in cassa, Silvia inizia una lenta e laboriosa “ruminatio” monastica, lo mastica in bocca, lo fa risuonare in testa. In entrambi i casi, che si trovi in macchina o stia facendo la spesa, afferra un taccuino, deposita le parole su carta e – ve lo garantisco – prima o poi troverà il suo spazio all’interno di una poesia, o di un racconto.

Due libri su tutti, in tal senso: Potature (Officine della Narrazione Como, 2015) con prefazione di Davide Rondoni (che lo definisce «canzoniere feritissimo e tremante» e scomoda il Cantico dei Cantici, la Vita nova di Dante, Baudelaire, la coppia Ted Hugues e Sylvia Plath), e Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori, 2014: questo titolo non è già poesia?).

Telefonata con il pesce – Fiato sospeso – Prima che sia notte

BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

A coloro che si stanno attardando nella lettura di questo mio articoletto, vorrei segnalare tre libri della Vecchini che trovo straordinari per tatto, sensibilità, delicatezza. Nella scuola italiana, i personaggi principali di questi libri sarebbero etichettati come BES, cioè alunni/e con Bisogni Educativi Speciali. Il merito non affatto scontato di questa scrittrice è raccontare la loro storia a tutto tondo, senza becero pietismo incentrato sul disturbo o sulla patologia, ricordandoci che abbiamo tutti e tutte sentimenti, paure, fragilità e che la nostra visione fissa sul problema è limitata, limitante.[2] Questi tre libri sono:

  • Fiato sospeso (Tunué, 2011): Olivia, la protagonista adolescente, soffre di asma e allergie, pratica il nuoto e teme il contatto con le persone. Da questo spunto autobiografico, di madre sempre all’erta, Silvia Vecchini realizza, in collaborazione con i disegni eccezionali, liquidi, di Sualzo, una graphic novel intensa, emozionante, che vi terrà – perdonate la banalità – con il fiato sospeso.
  • Prima che sia notte (Bompiani, 2020): Carlo non sente, ma comincia pure a non vedere più bene, il buio si fa sempre più intenso. La sua caregiver è la sorellina. Anche qui lo spunto è autobiografico, e il racconto vede l’alternarsi sapiente di prosa e poesia, e i capitoli non sono numerati, ma hanno lettere illustrate da Sualzo che traccia i gesti corrispondenti in LIS, la lingua dei segni:
«Ho diverse lingue nel mio corpo.
[...] C’è la LIS,
[...] qualsiasi cosa diciamo
è detta nel silenzio
[...] anche la verità
su mio fratello.
La LIS è detta e scritta
con le mani
il viso
il corpo
e tutta l’aria attorno
la LIS è la voce
[...] senza suono e parola.»
  • Telefonata con il pesce (Topipittori, 2017): È un altro spunto autobiografico – una visita al Post di Perugia, la cornetta di un vecchio telefono, uno di quelli «con i numeri a disco», immersa in un acquario e con un’altra «all’asciutto» per poter sentire la voce dei pesci, un bambino con mutismo selettivo (parla, «a casa sì, ma a scuola no. Neanche una parola») – a ispirare una storia di forte amicizia, che mostra come la volontà e la perseveranza portano a grandi risultati, spesso insperati, a cose straordinarie.

Insomma, Silvia Vecchini è bibliodiversa perché non si limita a un genere letterario (potrebbe essere etichettata come “scrittrice per bambini”), ma mescola generi, li intreccia con maestria, osa, si prende i suoi rischi (non teme lo spoiler, oltretutto). E così facendo, ci pone di fronte a questo incontrovertibile dato di fatto: siamo esseri umani, ma siamo diversi.

Evviva la diversità.
Evviva la biodiversità.
Evviva la bibliodiversità.


[1] Dedica dell’autrice in E invece di volare via.
[2] Intermezzo musicale: andate a sentirvi Diagnosis di Alanis Morissette, versi come Call me what you need to / to make yourself comfortable vi faranno pensare.

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