L’Italia di ieri e di oggi secondo Walter Veltroni
È il 2015 quando Giovanni – il protagonista di Quando, l’ultimo film di Walter Veltroni – si risveglia da un lungo coma durato ben trentuno anni, ritrovandosi in un mondo completamente diverso da quello che conosceva.
Sembra l’incipit di un film distopico, eppure siamo ben distanti da questo genere di narrazione poiché l’obiettivo di Veltroni è quello di dare vita a una storia in cui presente e passato possono confrontarsi, senza per forza cedere al rammarico e alla nostalgia.
Giovanni finisce in coma a 19 anni quando, in occasione del funerale di Enrico Berlinguer, viene accidentalmente colpito alla testa dall’asta di una bandiera rossa con falce e martello, nel tumulto generale di quella giornata. Passano gli anni e ormai nessuno crede che si sarebbe mai risvegliato, tant’è che nel momento in cui succede, il suo diventa un caso mediatico, e lui appare come quello che oggi definiremmo un “influencer”, sebbene a sua insaputa, anche perché Giovanni non ha neanche idea di cosa sia uno smartphone.
Risvegliarsi trentuno anni dopo un incidente vuol dire essere catapultati in una realtà totalmente differente da quella lasciata in principio. Giovanni fortunatamente ricorda tutto della sua vita, ma in mezzo c’è un enorme vuoto, un tempo sospeso che sembra impossibile da colmare.
Enormi sconvolgimenti si sono realizzati, non solo nella sua personale storia di ragazzino d’allora, ma anche e soprattutto nella grande Storia: apprende a malincuore che non esiste più il Partito Comunista in cui militava da giovane, che è caduto il muro di Berlino, che è stata sciolta l’Unione Sovietica e che non si usa più la lira; tutto ciò e tanto altro ancora lo fanno sentire terribilmente smarrito rispetto ai suoi ricordi e al suo vissuto.
Il segno del cambiamento epocale lo si ritrova anche nei luoghi, quella che adesso Giovanni può girare in auto non è più la Roma degli anni Ottanta e lo si intuisce da una scena particolarmente rilevante, ovvero quando il protagonista chiede al suo nuovo amico Leo di condurlo in Via delle Botteghe Oscure, la strada in cui un tempo risiedeva la libreria “Rinascita”, la stessa in cui Giovanni aveva acquistato Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci e uno dei primi vinili di Lucio Dalla. Ora al suo posto si erge un semplice supermercato, il “non luogo” simbolo indiscusso del nuovo millennio in cui si è ritrovato catapultato.
Senza anticipare troppo, oltre ai citati sconvolgimenti storici, ovviamente anche i suoi affetti personali (famiglia e amici) hanno subito più di qualche mutamento, però la forza di questo film, nonostante l’aura di tristezza e scombussolamento che pervade il protagonista al momento del suo risveglio, è probabilmente contenuta in una sorta di incoraggiante fiducia nel futuro.
C’è un momento in particolare che suscita commozione, ossia quando Giovanni assieme alla suora che si prende cura di lui intonano Bella ciao in una trattoria romana. D’altronde lo stesso Neri Marcorè – interprete di Giovanni – in occasione della presentazione del film, ha dichiarato che il senso ultimo dell’opera è proprio quello di abbandonare la nostalgia del passato in virtù di un presente da valorizzare e da concepire con uno sguardo di ottimismo e speranza rivolto all’avvenire.
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