Copertina Piccole Donne

Piccole donne di Greta Gerwig

Correva l’anno 1868 quando Louisa May Alcott diede alle stampe il primo dei due tomi di Piccole donne, la sua opera più famosa. Letto e amato da intere generazioni, questo romanzo di formazione si è prestato a numerose transcodificazioni che spaziano dal musical al teatro, dal cinema al fumetto. 

Il film diretto da Greta Gerwig nel 2019 è solo l’ultimo felice approdo di una lunga serie di rifacimenti. L’accoglienza da parte della critica è stata molto positiva, tant’è che il cast, composto da molti volti ormai noti del mondo cinematografico statunitense, si è aggiudicato svariate nomination agli Oscar e ai Golden Globe nel 2020.  

Gerwig ha scelto di non attuare una mera trasposizione dalla pagina di carta al grande schermo, piuttosto si è proposta, oltre che di inscenare la lunga trama del romanzo, di inglobarne al proprio interno anche dettagli biografici della vita di Alcott tratti da alcuni suoi romanzi come Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo. 

Inoltre la regista ha deciso di stravolgere il consueto ordine della fabula, evitando di attenersi pedissequamente alla trama in senso cronologico, al contrario di quanto avviene nel romanzo, dal momento che una delle prerogative della narrativa di formazione è proprio la tendenza a seguire l’avanzamento della crescita dell’eroe lungo un arco temporale che corrisponde tutto sommato a quello della gioventù; dunque nel caso del film sceneggiato e diretto da Gerwig, la narrazione si articola in maniera discontinua, l’intreccio fa sì che nel presente facciano capolino a più riprese momenti passati della vita delle sorelle protagoniste. 

Un esempio di tale meccanismo si trova già nelle scene iniziali, quando il personaggio di Jo March è ormai un’insegnante il cui sogno nel cassetto è quello di divenire una scrittrice.

In uno di questi giorni Jo riceve un telegramma che l’avvisa di dover tornare a casa poiché le condizioni di salute della sorella minore Beth si stanno aggravando; questo espediente consente a noi spettatori di tornare a prima dell’arrivo delle sorelle March a New York. 

Piccole_Donne, foto protagoniste

Il film ha anche un taglio metanarrativo che rappresenta un altro elemento di innovazione rispetto al libro, infatti uno dei fili portanti della trasposizione cinematografica è proprio il lavoro su un romanzo intitolato Piccole donne che l’aspirante scrittrice Jo sta stendendo.

L’idea della donna-artista è centrale poiché la stessa Alcott è stata un’autrice che si è faticosamente fatta largo in un campo, quello letterario, a quell’epoca prevalentemente maschile. Come lei, le quattro donne protagoniste dell’opera, cercano un proprio posto nel mondo attraverso l’autoaffermazione artistica e lavorativa e non – come desidererebbe la morale dell’epoca – con un matrimonio propizio. 

Ognuna delle quattro sorelle March nutre un profondo interesse per l’arte, motivo per cui trascorrono il fiore degli anni sognando un futuro radioso: Jo vuole diventare scrittrice, Meg adora recitare, Amy vuole studiare pittura in Europa e la piccola Beth ama suonare il pianoforte.

La quotidianità, tuttavia, si dimostra ricca di impedimenti: ben presto si renderanno conto che diventare donne adulte vuol dire fare i conti con una realtà più complicata del previsto, considerato che la famiglia da cui provengono non possiede mezzi economici sufficientemente adeguati affinché possano studiare senza problemi.

Le protagoniste, nonostante tutto, sono l’esempio di donne caparbie che non si arrendono di fronte alle difficoltà insite nell’autodeterminazione sociale, concetto che allora certamente non era per niente banale – basti pensare alla grande quantità di romanzi di scrittrici del calibro di Charlotte Brontë che hanno avuto fortuna in epoca vittoriana – e forse, in verità, non è affatto scontato neanche oggi.

La forza del riadattamento filmico a cura di Greta Gerwig risiede proprio in quest’ultimo punto che contribuisce a renderlo di un’affascinante modernità.


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