Alessandro Sgobbio

Piano Music 2 – Di Alessandro Sgobbio

Esce il 22 settembre 2023 per AMP Music & Records il nuovo disco del pianista, compositore e produttore Alessandro Sgobbio, intitolato Piano Music 2, che bissa il titolo del primo e fortunato disco di solo per pianoforte. Una musica che appare pulita e ricca di coloriture, influenzata dal minimalismo e dal jazz nordeuropeo.  Ne parliamo su NextAudiolibri. 

Breve bio di Alessandro Sgobbio

Alessandro Sgobbio studia prima al conservatorio di Parma, si trasferisce poi a Parigi e in seguito a Oslo per lavorare con Misha Alperin, pianista ucraino-norvegese prematuramente scomparso nel 2018. Sgobbio è stato nominato al TopJazz 2022 tra i nuovi migliori talenti del jazz italiano e insignito dei premi Umbria Jazz Contest e Padova Carrarese. Tredici sono gli album pubblicati in veste di leader e co-leader, molti sono i concerti che tiene in Italia, Francia e in altri paesi europei Europa. Per chi volesse conoscerlo meglio, consigliamo di visitare il suo sito personale: www.alessandrosgobbio.it.

Un viaggio lirico dalle molteplici suggestioni 

Questo nuovo album di Sgobbio è un vero e proprio diario. Come nel precedente disco di piano solo, ci sono omaggi a luoghi, lingue, eventi più disparati. Se in Piano Music c’era un brano ispirato dalla morte dell’afroamericano George Floyd, Keys And Returns è dedicato alla giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa in condizioni poco chiare. Qui come nel precedente album, c’è un pezzo destinato al suo mentore, il pianista Misha Alperin, conosciuto a Parma e poi seguito nei suoi luoghi.

Alessandro Sgobbio

Da solo e in compagnia

Suonare come professionista ed essere in tour è una scelta di vita.  Alessandro Sgobbio ha un gruppo, l’ensemble italo-norvegese Silent Fires, con cui ha pubblicato i dischi Forests e un altro, con cui ha inciso Transparence, l’italo-scandinavo Hitra. Allo stesso modo, comporre musica richiede riflessione, concentrazione e una certa “stasi”. Andiamo a scoprire, proprio con le parole di Sgobbio, cosa vuol dire essere un musicista.

Alessandro, cosa succede quando ti siedi al pianoforte e componi? Insomma, come accade questo piccolo miracolo della musica?

«Quasi tutti i miei brani sono nati o scaturiti da una sorta di connessione con il mio strumento. Da diversi anni mi premuro sempre di registrare – anche semplicemente con il microfono del telefono cellulare – le mie prove / sedute di composizione o improvvisazione, sia da solista che in gruppo. Spesso le migliori idee musicali scorrono sotto le dita per pochissimi secondi ed è importantissimo riuscire a “salvarle” (prima che svaniscano nel flusso delle altre note) per poterle ritrovare più avanti (dopo una settimana, talvolta anche a diversi anni di distanza) e impiegarle come struttura portante di un nuovo brano. A tal proposito, tempo addietro ero rimasto molto colpito da un’intervista al celebre regista francese Eric Rohmer, nella quale egli dichiarava di appuntare ogni minima idea (cinematografica) sul proprio taccuino, ritenendo che le buone intuizioni artistiche finiscano, prima o poi – o si riducano drasticamente con l’avanzare dell’età – e come sia utile, per un artista, disporre di un carnet di idee potenziali da utilizzare nei momenti di “aridità creativa”: un consiglio geniale che ho fatto mio, e che mi piace condividere.» 

Come intendi le collaborazioni? Ti piace cambiare o preferisci gruppi consolidati?

«Nella misura del possibile, cerco di mantenere attive le collaborazioni artistiche consolidate, e questo per due ragioni essenziali: la prima è che le persone invitate a far parte del gruppo sono state scelte per le loro provate qualità umane e artistiche; in seconda istanza, vi sono al mondo pochissime esperienze gratificanti quali la gioia di suonare in maniera regolare con lo stesso gruppo: l’affiatamento raggiunto fa “respirare” la musica come se venisse generata da un’entità unica, e si ottiene quel tanto agognato “suono di gruppo” qualitativamente speciale e irripetibile.

A proposito di collaborazioni, recentemente ho avuto l’onore di presentare il mio disco solista Piano Music in occasione di diversi concerti “in duo” presso il club “La Gare” di Parigi: durante queste serate, ho invitato sul palco alcuni stimati amici e colleghi musicisti con i quali abbiamo interagito (in modalità sempre differenti, e non di rado sorprendenti) sul mio repertorio per piano solo. E spesso proprio queste gradevolissime “esperienze estemporanee” costituiscono il primo tassello di progetti artistici a lungo termine.»

Spesso nei tuoi pezzi ci sono riferimenti alle vicende di cronaca: in che modo trovi ispirazione per le tue composizioni?

«Mi capita spesso di scrivere appositamente – o dedicare a posteriori – un brano ispirato a un particolare episodio, una persona o un luogo, in quanto trovo estremamente importante poter condividere sentimenti di solidarietà, attenzione, affetto e ricordo. Forse, è anche un modo per ricordare (a me stesso, prima di tutto) la responsabilità e il privilegio dell’essere artista. Mi piace pensare alla musica come (volente o nolente) la colonna sonora più o meno consapevole del mio vissuto personale, delle persone a me care, delle mie letture preferite, ma anche e soprattutto di quello che accade attorno o lontano da me. Penso di aver “messo a fuoco”, negli anni, una mia personale combinazione tra ispirazioni personali/esterne ed elementi più prettamente compositivi, tecnici, stilistici, timbrici etc. suggeriti dal mio percorso professionale/accademico. 

Quando entrambe queste due anime riescono a ritagliarsi un proprio spazio all’interno di un brano musicale, posso ritenermi soddisfatto del risultato.»

Ho letto di te che hai un “afflato” spirituale o religioso.  Mi puoi dire se è vero, e raccontarmi cosa significa per te?

«Il lato religioso mi accompagna sin dall’adolescenza: ho suonato l’organo in chiesa sin dagli anni del liceo, nel piccolo paesino della Puglia da cui provengo (Crispiano), dove saggezza e ironia popolare, unite alla ritualità religiosa, erano ancora degli innegabili pilastri della vita sociale, e ovviamente una ricca fonte di ispirazione. 

Grazie a questa “incosciente” e lungimirante gavetta adolescenziale, ho potuto individuare sin da subito il mio interesse per la funzione (e il potere) spirituale della musica – interesse che, nel tempo e con numerose vicissitudini, si è sviluppato in molteplici direttrici, e va da sé che tutte le mie composizioni e improvvisazioni ne risultino, in un modo o nell’altro, tangibilmente impregnate. Questo lato straordinario e intimo dell’espressione artistica dona, a mio avviso, un senso ulteriore e “migliore” alla musica, e per questo motivo resta ancora oggi una delle guide principali del mio itinerario artistico. 

Mi piace considerare ogni concerto o disco come uno “spazio sacro”, nel quale è possibile immergersi, meditare, costruire percorsi collettivi e di autoconoscenza».

Ringraziando Alessandro per queste bellissime riflessioni, vi invitiamo a scoprire tutta la sua musica.


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