La magia della luce e l’impegno per l’ambiente
Con questo artista si è coniata una nuova tipologia di arte, quella “ambientale” legata ai tanti problemi del nostro pianeta e ai suoi cambiamenti climatici sempre più devastanti. Questo tema di grande attualità e urgenza è divenuto cardine del visionario e scrupoloso Olafur Eliasson che fa da divulgatore usando i mezzi dell’arte per grandiose istallazioni che toccano musei e luoghi pubblici di tutto il mondo; opere che sono realizzate con mezzi naturali come acqua, aria, fuoco, ghiaccio e, soprattutto, luce.
A Berlino ha fondato lo Studio Olafur Eliasson in cui lavorano artisti, architetti, artigiani, grafici, web designer, storici dell’arte, fotografi e registi per studiare e realizzare le opere da lui ideate e per colloquiare con tutti quelli che sono fuori dal mondo dell’arte con eventi, incontri e nuove invenzioni come la Little Sun, una lampada portatile a forma di sole a energia solare perché «tenersi per mano con il sole è tenersi per mano con il futuro».
Le opere di Eliasson narrano del nostro tempo e dei suoi problemi con un fare sperimentale per sensibilizzare il pubblico sulle incognite ambientali come ha fatto con The Weather Project alla Tate Modern di Londra dove ha proposto l’effetto del cambiamento climatico installando un grande sole avvolto nella nebbia.
Il suo scopo è di esplorare le leggi naturali e scientifiche che regolano i meccanismi della natura, renderle immediate e comprensibili a tutti, fino a poterle toccare con mano e viverle in prima persona attraverso istallazioni dalla potenza straordinaria. Un procedimento lungo fatto di ricerca, riflessione, confronto che ha lo scopo di spronare il pubblico alla consapevolezza e al cambiamento del proprio rapporto con l’ambiente in cui vive. Così avviene nel progetto Contact realizzato per la Fondation Louis Vuitton tra il 2014 e il 2015 che è un viaggio nell’universo formato da geometrie lucide, ombre e luci che ripercorrono l’intuizione umana dello spazio celeste. Ancora più spettacolare è il The New York City Waterfalls del 2008, dove una grande opera, tra ingegneria e arte, ha originato quattro grandi cascate, tra Manhattan e Brooklyn, illuminate di notte da luci led per ricordare l’ambiente naturale da cui è nata la metropoli statunitense.
Nella piazza del Municipio di Copenaghen ha realizzato Ice Watch nel 2014 con dodici grandi blocchi di ghiaccio provenienti dall’Islanda e disposti a orologio per il Quinto rapporto di valutazione dell’IPCC delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con un chiaro messaggio di allarme sullo scioglimento dei ghiacciai polari. L’istallazione è stata ripetuta anche nella piazza del Pantheon di Parigi l’anno successivo.
«La visione egocentrica e strumentalizzante che abbiamo inflitto al nostro ambiente nel corso del secolo scorso ha influenzato la determinazione di cosa siano la natura e la cultura e, di conseguenza, ha condotto a un’idea gerarchica di cosa abbia valore, cosa sia bello, cosa valga la pena di salvare e così via. Avendo capito che la complessità del rapporto tra natura e cultura soffre, quando viene data per scontata la loro contrapposizione, stiamo valutando e negoziando, come fa anche la scienza, nuovi punti di vista sulla natura e la cultura»..
(Tobias Rehberger, Bitte Danke, catalogo Landersbank Baden-Wuttenberg, 2004)
Nothingness is not nothing at all, grande mostra al Long Museum di Shanghai dove ha usato ghiaccio, acqua, pietra e luce scrutata da lenti, specchi, sfere di vetro e cristalli per esplorare i meccanismi della percezione visiva.
Su questa ricerca della capacità infinita della luce si fonda anche la mostra Nel tuo Tempo allestita nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze, la prima grande mostra di Eliasson in Italia. Anche questa volta lo studio, l’analisi, lo svisceramento del dettaglio è stato maniacale ed eccezionale perché le istallazioni accolgono e colloquiano con il visitatore narrando delle eleganti atmosfere del Rinascimento fiorentino. Una sequenza di opere nuove appositamente create per lo Strozzi e cavalli di battaglia già ampiamente conosciuti e apprezzati che giocano tra forme reali e fantastiche e le percezioni del singolo visitatore. Eliasson ha sviscerato l’architettura del Palazzo giocando tra passato e presente come un eterno e futuro interprete di una realtà mai totalmente conoscibile e sempre in movimento.
Già nel cortile si incontra Under the weather, un’ellissi sospesa di 8 metri con effetto moiré (fenomeno ottico creato da griglie di motivi simili sovrapposti provocando lo sfarfallio allo sguardo) che cambia aspetto a ogni passo lungo il patio. Al piano superiore le grandi ricostruzioni di luci dei finestroni rinascimentali del Palazzo che dialogano con i visitatori. Una luce tenue come quella dell’alba viene proiettata su una grande tenda che divide la sala riproponendo le sagome delle bifore. Il passaggio dei visitatori, che proiettano la loro silhouette sulla tenda, rende l’ambiente vitale e vissuto, armonioso e sereno. Così succede per le sale in cui dei grandi specchi posti all’esterno delle finestre proiettano la luce all’interno giocando, a seconda della posizione in cui li guardiamo, tra il blu e l’arancione.
Beauty
Spettacolare è il Beauty composto da acqua che viene spruzzata da piccoli ugelli creando l’effetto nebbia ed è colorata dalla luce rifratta di un faretto: nasce l’arcobaleno che ogni spettatore può vedere in maniera diversa e può anche oltrepassare.
Firefly double polyhedron sphere experiment
Un classico dell’arte di Olafur Eliasson è lo scintillante Firefly double polyhedron sphere experiment che nasce da una lunga ricerca dell’intero studio dell’artista sulla luce. Apparentemente un grande lampadario che sembra provenire da un magico libro di fiabe, ma il suo segreto è la reazione della luce che Eliasson ha profondamente analizzato per capirne i segreti e suoi comportamenti sui tanti materiali: la struttura prevede due poliedri, l’uno dentro l’altro, formati da vetro filtrante iridescente colorato che lascia passare solo alcune tonalità. Il poligono interno ruota lentamente così da produrre su quello esterno infinite sfumature di colore.
Una mostra sorprendente tutta dedicata alle inesauribili possibilità della luce che svela la grande arte di Eliasson nel dare allo spettatore punti di vista insoliti sulla realtà giocando tra la meraviglia, la sorpresa, l’incanto e la riflessione senza mai tralasciare il concetto che ogni opera può dirsi completa solo quando vive con il movimento e l’emozione dello spettatore.
Non solo Firenze, ma quasi in contemporanea, anche a Torino c’è una sua mostra: Orizzonti Tremanti al Castello di Rivoli, composta da 6 istallazioni immersive che giocano tra luci e lenti che attraversano le sale a 360°. La condizione primaria è il buio ed è lo stesso Eliasson ad avvertire i suoi visitatori all’ingresso con questo biglietto: «Stai per entrare in uno spazio molto buio. Dopo un po’ i tuoi occhi si abitueranno e sarai in grado di navigare. I Kaleidorama si vedono meglio in queste condizioni. Prova a vedere con il tuo corpo piuttosto che attraverso il tuo schermo digitale».
Anche in questo caso Eliasson propone al suo pubblico una percezione non convenzionale dello spazio e delle forme. Invita a osservare il proprio animo con i suoi Kaleidorama, fasci di luce che si riflettono nell’acqua o nelle lenti e che propongono spazi e riflessi in cui il visitatore può riconoscere la sua emotività. Non mancano le sue opere dedicate all’ambiente come Your non-human friend and navigator, tronchi consunti lasciati sulla spiaggia dal mare.
Olafur Eliasson è nato in Danimarca, a Copenaghen, nel 1967, ma è per metà islandese. Ha frequentato il Royal Danish Academy of Fine Arts di Copenaghen e nel 1995 si è trasferito a Berlino dove tuttora lavora nel suo studio e come professore all’Università delle Arti di Berlino. Nel 2019 Eliasson è stato nominato Goodwill Ambassador per le energie rinnovabili e l’azione per il clima dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite.
Ha lavorato per il Museum of Modern Art di New York, la Fondation Louis Vuitton di Parigi, il Palazzo di Versailles, la Pinacoteca do Estado de São Paulo, il Moderna Museet di Stoccolma, il Museo d’Arte Moderna Gebre Kristos Desta Center, l’Università di Addis Abeba.
Ha rappresentato la Danimarca alla Cinquantesima Biennale di Venezia, la Tate Modern di Londra gli ha dedicato una grande mostra e ha esposto al Kunsthaus di Zurigo e al Museum of Contemporary Art Tokyo.
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