Metà donna metà pesce, sopra donna sotto pesce. Ma è sempre stato così? Dove e come è nata e come si è sviluppata l’idea di questo straordinario essere?
Sappiamo tutti del loro canto armonioso che parla a ognuno di noi, che ci promette ciò che più desideriamo.
1. Odissea e la sete di conoscenza
Il corpo umano delle sirene, che gli uomini stregano tutti, è di una bellezza che lascia senza fiato, e il loro canto è irresistibile.
Si trovano a largo di Capri, primo ostacolo nel viaggio di ritorno. È Circe a suggerire al sempre curioso Odisseo dal multiforme ingegno di mettere la cera odorosa di miele nelle orecchie e farsi legare alla nave.
Non è stata un’idea sua, dell’astuto eroe, ma questo lo riferisce ai compagni come se fosse un ordine della maga, non un consiglio. E l’eroe mette la cera nelle orecchie dei compagni, e si fa legare in piedi sullas carpa dell’albero.
E lo ammaliano con la storia di Troia: noi tutto sappiamo. Né Circe né Odisseo né altri le descrivono fisicamente, ma le testimonianze coeve greche nelle pitture su ceramica le rappresentano metà donna, sì, ci siamo, ma l’altra metà… uccello!
E, pensandoci un attimo, non sono gli uccelli ad avere il canto più armonioso su questo pianeta?
2. La sirenetta danese
In fondo al mar (ricordate la strepitosa canzoncina Disney?), tra le genti del mar, vi erano le sei figlie del re, tutte con il corpo che finiva in una coda di pesce.
La più piccina, sempre quieta e pensosa, sognava il mondo al di sopra dei mari. Le sorelle, diventate maggiorenni, lo vedono, ma tutte ritornano convinte che in nessun luogo si stava così bene come a casa.
Talmente bene che cantano ai marinai dolcissime canzoni in cui li esortano a scendere con loro nell’abisso, ignare di provocarne la morte. La piccina, invece, incontra il bellissimo Principe, simile alla statua del suo giardinetto, e ci vuole restare, lì sopra. E vuole cedere i suoi 300 anni di vita per avere l’anima immortale degli esseri umani. E vuole cedere la sua incantevole voce pur di avere due gambe per non venir respinta.
Le cose non vanno proprio come previsto, ma il matrimonio non è l’unico modo per avere l’anima immortale, e così si trasformerà in spuma sopra le onde.
3. Cantare il canto della Sirena
Cosa fa John Frusciante quando esce dal gruppo? Sempre musica, sua e di altri. E così ricanta il canto sul canto: fa una cover di Song to the Siren di Tim Buckley, una ballata che ti fa viaggiare senza acido.
Un marinaio in un mare senza navi attratto dal canto di una sirena (occhi e dita cantanti) che non canta che Sail to me / let me unfold you / Here I am / waiting to hold you. E lui segue il richiamo, fa vela verso di lei, la foolish ship si arena. Dove si arena? Sull’isola, diranno i miei piccoli lettori, le mie piccole lettrici. Sì, certo, ma anche sugli amori infelici infranti sugli scogli.
E il marinaio (ancient mariner di Coleridge?) si lascia avvolgere, abbracciare. Del resto, lei lo stava aspettando. E ritorna il celebre should I stay or should I go: restare tra i frangenti o giacere con Morte mia sposa? Ascoltatela in entrambe le versioni, e fateci sapere quale preferite. Facciamo entrare in gara anche la cover dei “This Mortal Coil”?
Sentire o non sentire le sirene? I Pearl Jam, in Sirens, dicono: I hear the sirens. Magari sentirle come Odisseo e riuscire a scampare alla morte. Ci conoscono nel profondo, sanno cosa desideriamo, e ce lo cantano in maniera straordinaria. Non realizzano le nostre voglie, ci attraggono e ci uccidono.
Le sirene, le bellissime sirene, non rendono reali i nostri sogni, ma sono un grandissimo monito ai viventi, ci insegnano a non ascoltare i falsi profeti, gli imbonitori, i venditori di fumo, i trafficoni di frottole.
Bibliografia:
Odissea, Einaudi, traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, 2005 (foto)
La sirenetta, di Hans Christian Andersen, traduzione di Bruno Berni, Feltrinelli, 2014
Song to the siren di Tim Buckley (covers di John Frusciante e dei This Mortal Coil) (foto)
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