Cappella Granato
Cappella Granato (www.botta.ch - foto: Enrico Cano)

Mario Botta, l’architettura come memoria e rispetto

“Io credo che l’architettura porti con sé l’idea del sacro, nel senso che è espressione del lavoro dell’uomo”. (Mario Botta)

Mario Botta
Autore foto: Niccolò Caranti

Tra gli architetti più noti e conosciuti c’è sicuramente Mario Botta, massimo portavoce di quella scuola ticinese di architettura che oggi è un pilastro della scienza della costruzione. In questi giorni, visitabile fino al 16 Ottobre, Botta è protagonista al MAXXI di Roma per Nature, un’esposizione temporanea che mette a confronto diversi architetti chiamati a proporre una loro istallazione che sia il sunto della propria filosofia di costruzione.  


Botta ha ideato un percorso a ritroso delle sue opere più importanti che lui ha denominato Sacro e profano, titolo da approfondire perché non si parla affatto della dicotomia tra edifici religiosi e civili, ma del senso più puro del fare architettonico: i materiali, naturali o sintetici, gli spazi creati, il contesto, sia naturale che urbano, in cui la costruzione si pone. Insomma, tutti quegli elementi di cui la progettazione deve tenere conto per emergere con la sua unicità creativa, ma al contempo sposarsi con il contesto in cui sorge e con la funzione che le è assegnata.

L’architettura, come lo stesso Botta ha sempre sottolineato, porta con sé la memoria e il vissuto perché è opera umana che si realizza attraverso il bisogno e il lavoro dell’uomo, per questo è arte sacra a cui si deve guardare con rispetto. 

Mario Botta – Sacro e Profano

Botta, classe 1943 e nato a Mendrisio nella Svizzera italiana, sembra avere avuto un percorso formativo che richiama i grandi architetti del Rinascimento perché a soli 15 anni entra a far pratica in uno studio di architettura di Lugano progettando dopo pochi anni il suo primo edificio. Gli studi continuano prima a Milano al liceo artistico e poi alla prestigiosa facoltà di architettura di Venezia. Negli anni Settanta progetta i primi quartieri residenziali a Lugano dove ha già aperto un suo studio che in poco tempo lo porterà a realizzare prestigiose strutture in giro per il mondo. 

L’architetto svizzero si impone per la sua grande capacità di elaborare strutture che si sposano con l’ambiente e al contempo sono funzionali alle attività da ospitare che siano di uso pubblico o semplici abitazioni private. Esperto conoscitore dei materiali, anche dei più moderni, predilige la pietra e ancor più il mattone che compare spesso nei suoi progetti e viene impiegato in geometrie solide e potenti che non mancano di particolari estetici di impatto ed eleganza puntando sul naturale colore rosso-marrone. La luce è un altro elemento cardine della costruzione poiché è quell’elemento che definisce gli spazi, la geometria, la vivibilità dei locali, il rapporto con l’esterno e ne sottolinea ancora una volta la sacralità del fare architettura.

Bancadel Gottardo (Autore: Massimo Macconi)

Tra i suoi lavori più conosciuti citiamo la Maison du livre, de l’image et du son a Villeurbanne e la Cattedrale di Evry entrambe in Francia, la Banca del Gottardo a Lugano, il Watari-um (Watari Museum of Contemporary Art) a Tokyo, , la Biblioteca municipale di Dortmund in Germania, la Torre Kyobo a Seul, il seguitissimo Mart di Rovereto, ma anche numerosi rioni di edifici privati.

Al suo attivo molte mostre, pubblicazioni e tanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Oggi Botta vive e lavora nella sua città natale, Mendrisio, dove ha fondato l’Accademia di Architettura di cui è stato il primo direttore.

Alcune foto presenti sul sito provengono, salvo dove diversamente specificato, da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se la pubblicazione non fosse ritenuta consentita, il legittimo proprietario può contattarci scrivendo a cc@nextaudiolibri.com: l’immagine sarà rimossa oppure accompagnata dalla firma dell’autore, laddove non presente.
Condividi questo contenuto
Partecipa alla discussione