Andreea Simionel - Male a Est. Foto di 2 braccia femminili che sorreggono il libro

Male a Est di
Andreea Simionel

Arcipelago Libri presentaMale a Est ” di e con Andreea Simionel

26 gennaio 2023

Abbiamo cominciato malissimo l’intervista, bisogna ammetterlo e fare un be mea culpa. Un nome, quello di questa giovane e talentuosa scrittrice, che per gli italofoni, diciamo tutta la verità nient’altro la verità diciamo lo giuro, risulta un po’ stranetto. Intanto è sbagliato, scritto con due e, poi è un nome maschile! Quindi come va pronunciato? E il cognome, poi? L’accento dove va? Sull i? Sulla prima, Sìmionel? O sulla seconda, dunque Simìonel? O sulle altre vocali? Non è che in rumeno si accentano le consonanti? Ve lo diciamo noi (perché ce l’ha detto lei): Andréa Simionél.

Con questa scoppiettante intro che in tanti, sono sicuro, ci copieranno, iniziamo l’intervista pluriargomentale (si dice?): scuola, scrittura, parolacce, domanda marzulliana, integrazione-assimilazione, nomi, prima persona singolare o terza persona singolare, editing…

Partiamo dal titolo, Male a Est, perché dal titolo è partita l’idea di fare un romanzo sul malessere, sullo stare male. Andreea Simionel finisce di leggere Bassotuba non c’è di Paolo Nori (Einaudi, 2000) e vorrebbe avere anche lei «un male letterario». Riflettendo su dove avercelo, questo male letterario (sapete, sì?, che ora lo voglio anch’io un male letterario!), pensa di avercelo sul corpo, a sinistra, un male fisico, poi il gioco è stato svilupparlo e questo male si è spostato sempre più… a est!

Nasce così questa storia, questa e non altre, perché questa è la storia giusta, la storia di una bambina rumena che a un certo punto si trasferisce in Italia. Due sono le parti, infatti, ognuna dedicata a un Paese. Il titolo della prima parte è Pesce, perché la Romania, io non lo sapevo, sono andato a vedere la cartina e l’ho visto, il pesce, ha quella forma lì, con la bocca aperta sul Mar Nero. La seconda, di conseguenza, è lo Stivale. Le abbiamo fatto notare, io, persona spregevole, che le due parti non sono equivalenti, una è di 10 capitoli e 140 pagine circa, mentre l’altra di 7 capitoli e 86 pagine. Ma c’è un perché, c’è sempre un perché.

Andreea Simionel

Le due Andreea

Ci sono due Andreea, in questo tagliente romanzo. Due bambine.

La protagonista fa di cognome Pavăl (la seconda a ha un sorriso sopra): «Per pronunciarla, curvate gli angoli della bocca all’insù. Siate felici.» Se dovesse fare lo spelling del suo nome, non userebbe le città, no, come si fa in Italia, e lei questo modo di fare spelling lo definisce superpotere.

In italiano diremmo A come Ancona, N come Napoli, D come Domodossola, R come Roma, due E come Empoli e A come Ancona. Lei no, lo fa così: «Aereo. Niente. Doccia. Rabarbaro. Eccetera. Eccetera. Aereo».

Meraviglioso, no?

Poi c’è un’altra Andreea che fa di cognome, signore e signori, Simionel! Come l’autrice!

Perché questa scelta? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei (e a chi, se no?): «non c’è un nome che faccia quello che fa il mio nome, cioè un nome straniero che portato in italiano è quasi italiano, però non lo è per una lettera. E per quella lettera lì cambi genere».

Il personaggio Andreea Simionel ha i capelli biondi, è alta e magra, ha occhi azzurri ed è la prima della classe. Lei resta in Romania.

La protagonista è però l’altra Andreea, la Pavăl, abbiamo detto, ed è l’opposto: ha i capelli neri, è bassa e tozza, ha occhi verdi ed è la seconda della classe. Lei parte per l’Italia.

Sono amiche, però, sono spesso insieme, a volte fanno la lotta con gli zaini, oppure si tengono per mano e cantano una filastrocca.


Come si costruisce un romanzo

Come ho sostenuto nei corsi di scrittura che ho tenuto, per scrivere un romanzo non ci sono ricette chiare come per fare la torta ai mirtilli, non solo perché gli ingredienti sono sempre diversi, i più disparati, e per fortuna, ma anche le azioni per realizzarlo – a parte battere sui tasti o dettare alla dattilografa Anna Grigor’evna Snitkina se sei Dostosevkij o scrivere su carta con una bella penna – non sono mai le stesse. Non c’è un versate l’acqua, rompete l’uovo, amalgamate, tagliate a fettine sottili sottili, aggiungete sale q.b. così come non c’è ordine prestabilito e sempre uguale a se stesso.

E per fortuna, ripeto.

Il tempo di preparazione e cottura è indefinibile, ogni volta differente. Simionel ci confessa di averci messo due anni dal concepimento ma pochi mesi di lavoro effettivo. Ed è più che naturale, perché il tempo di preparazione deve lasciare riposare l’impasto, deve lasciare che lieviti, come la pizza! Diverse ore perché sia pronta per il forno, dove sta una 20ina di minuti. Poi esce e lo divoriamo (il romanzo, questo romanzo).

E con Andreea Simionel è emerso che spesso è la scrittura a decidere come proseguire e la si lascia fare.

La protagonista del suo romanzo sarebbe dovuta morire. Eh sì, o aspiranti scrittori e scrittrici, dispiace pure a me, ma il fatto è che l’autrice voleva farla morire. Cattiva, eh? Sì, lo penso anche io. Gli inquirenti dovrebbero indagare. La scrittura non l’ha fatta morire, l’ha salvata, ed è davvero meglio così. Leggete il libro e mi direte se siete d’accordo.  

Andreea Simionel sarebbe dovuta finire in un bagagliaio per essere portata in Italia con la Pavăl, ma la scrittura – e la verosimiglianza – non ha(nno) voluto.

E così l’autrice si è arresa e non ha sequestrato nessuno e nessuno – o quasi – è morto in questo romanzo. Comunque un’altra cosa che vi posso dire è che il cane non è stato maltrattato. Quasi mai.

E un altro elemento di discussione a proposito di scrittura è che l’editing è un processo necessario nella stesura di un romanzo. È un necessario confronto con l’editor che porta avanti la scrittura, che perfeziona la trama, che fa riflettere l’autore, che rende omogeneo il tutto. E Simionel lo ha potuto fare con Dario De Cristofaro, «editor spettacolare, davvero senza di lui non avrei capito tante cose, lui mi ha aiutato a capire qual era la mia scrittura, qual era la mia lingua, e da lì sono partita. Quindi fondamentale, secondo me, l’editing l’editing l’editing!».


La lettura di un brano
e
la domanda marzulliana

Minuto 42 del video, l’autrice ci legge un brano che definisce il ritornello, il cuore del romanzo. Questo:

Andreea Simionel

Segue la domanda marzulliana. Non so come ci è venuta, come mai, ma le abbiamo chiesto di farsi una domanda e darsi una risposta. Difficilissima prova ma superata a grandi voti. Giudicate voi.

Insomma, un’intervista da vedere e ascoltare, un’autrice da seguire, un romanzo da leggere, una casa editrice (Italo Svevo Edizioni) da amare.

Intervista live con Andreea Simionel, Male a Est

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