foto di Titti Marrone

L’ultimo romanzo di Titti Marrone

Se solo il mio cuore fosse pietra

Il mercato editoriale è da sempre attento al tema della Shoah e, in generale, agli anni relativi alla Seconda guerra mondiale. L’operazione che ha compiuto Titti Marrone con Se solo il mio cuore fosse pietra (Feltrinelli, 2022) si inscrive sicuramente nella temperie della “Historical fiction”, differenziandosene nel suo tentativo di far luce su aspetti dell’Olocausto finora poco indagati in letteratura.

All’indomani del 27 gennaio 1945, infatti – quando le truppe dell’Armata Rossa fecero irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz, portando all’attenzione del mondo intero la terribile realtà dello sterminio ebraico – un nuovo e lungo esodo ebbe inizio: migliaia di persone necessitavano di tornare in quei luoghi che una volta erano state le loro case, di ritrovare parenti e congiunti tra i superstiti.

I bambini, spesso orfani, incontrarono le maggiori difficoltà: i più piccoli possedevano ormai solo pochi, sbiaditi ricordi dei genitori da cui furono brutalmente separati nei Lager nazisti, e l’unica cosa che recavano con sé era un enorme bagaglio di traumi difficili da elaborare. È in questo spazio di un’infanzia sottratta in maniera del tutto efferata che Titti Marrone decide di sfoderare la sua accurata lente di investigatrice alla ricerca delle più disparate fonti – carteggi e documenti – per narrare, con assoluta dovizia di elementi storici, la vicenda dei bambini di Lingfield.

Ciò che dunque viene trasposto in questo commovente romanzo sono le innumerevoli peripezie di un gruppo di venticinque bambini che dopo lo smantellamento dei campi di concentramento vengono accolti in una villa di campagna inglese per alcuni anni. Il centro è gestito dalla psicanalista Alice Goldberger e dalla sua équipe tutta al femminile, all’interno di un più ampio progetto coordinato da Anna Freud, figlia del celebre Sigmund, anch’ella al centro – seppur fisicamente a distanza – della complessa macchina solidale attiva nella grande tenuta di Sir Benjamin Drage.

Titti Marrone - Se solo il mio cuore fosse pietra

«Lei sapeva bene che rammentare è come rammendare, cucire gli strappi, inclusi quelli interiori. Ripararli sapendo che i segni sarebbero restati comunque indelebili e visibili. Ed era facile immaginare che sarebbe stato devastante.»

La Marrone, storica attenta e scrupolosa, mette in atto un enorme lavoro di scavo e recupero di una memoria che sembrava perduta: alcune delle storie dei bambini in questione le apparivano davvero complesse da ricostruire per via della mancanza di fonti, eppure lei riesce ad andare molto a fondo, mostrandoci risvolti inaspettati della loro vita fino all’età adulta: in alcuni casi il lettore apprende che i bambini che ha conosciuto a Lingfield sono stati felicemente adottati da nuove famiglie, oppure sono riusciti a ritrovare qualche parente miracolosamente superstite come nel caso delle due sorelle italiane Andria e Tatiana Bucci, in altri casi purtroppo i finali saranno differenti e indubbiamente meno felici a causa del peso dell’ingente trauma, mai pienamente elaborato per davvero. 


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