Foto di Lara Favaretto

Lara Favaretto

I falsi miti della società contemporanea

Lara Favaretto è stata definita la portavoce dell’arte povera con digressioni nel minimalismo e nella Pop Art, ma, a dire il vero, qualsiasi etichetta è per lei angusta visto che non smette mai di sperimentare, amalgamare, plasmare e stupire.

Sin da giovanissima si è subito presentata al mondo dell’arte contemporanea sfoggiando talento e una buona dose di sarcasmo, appellandosi a continue contaminazioni artistiche espresse attraverso tutte le possibilità tecniche: il disegno, la scultura, la pittura, la fotografia, la musica, il suono e il video.

Un’artista trevigiana giovane e fresca, nata nel 1973, studentessa dell’Accademia di Brera e poi della Kingston University di Londra fino alla vincita di una borsa di studio al MoMA di New York.

Un percorso artistico ineccepibile, senza sbavature e in continua crescita grazie anche alla sua innata e arguta sensibilità che le fa scandagliare i meandri dei falsi miti della collettività contemporanea. 

La sua prima mostra personale, allestita alla Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, si chiama Treat or Trick e già dal titolo si capisce la natura graffiante, anche irriverente, della sua arte. Per questa mostra ha realizzato 14 sculture-costumi di cartapesta indossabili e ispirati al Carnevale.

Queste creazioni sono state messe in mostra nelle sale del museo, ma sono divenute anche oggetti di scena in un’apposita performance pubblica.

La Favaretto ha così sottolineato la duplicità del significato di divertimento e di gioco: l’allegria, la gioia, la spensieratezza con l’iniziale momento della frenetica attesa della festa, emozioni contrapposte alla conseguente nostalgia per la conclusione dell’evento.

Nel 2004 vince il Premio per la Giovane Arte Italiana alla Biennale di Venezia con il video La terra è troppo grande. Alla Biennale tornerà nel 2009, per poi partecipare alla Quadriennale di Roma e alla prestigiosa collettiva Ecstasy: recent experiments in altered perception al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Per le sue opere fare il giro del mondo diventa un’abitudine. Una conferma già preannunciata per una donna capace di rompere tutti gli schemi dei luoghi comuni.

La Favaretto ha la forza di scardinare con irriverenza la realtà e le convinzioni umane più profonde come nella serie Momentary Monuments che costruisce pezzo dopo pezzo fin dal 2009.

Lara Favaretto - Momentary Monuments
Lara Favaretto – Momentary Monuments

Presenta una sequenza di monumenti che nulla hanno a che fare con la celebrazione o la commemorazione di eventi o personaggi, che anzi assumono significati quasi comici: sono opere che si sgretolano, si rompono e risultano essere un frutto dell’inutile lavoro dell’uomo che, nel fabbricare oggetti di grande utilizzo e resistenza, di moda e di largo consumo, non comprende che, in realtà, tutto si distrugge e scompare sia nella materia che nella memoria.

Al MAXXI di Roma, nel 2015, ha presentato la mostra Good Luck con 18 cenotafi, tombe commemorative vuote, diverse per materiale e grandezza e dedicate a persone scomparse non solo perché morte, ma anche per essersi dileguate dalla vita pubblica e dalla memoria collettiva.

Lara Favaretto-Good Luck
Lara Favaretto-Good Luck

Sono uomini e donne non troppo famosi, ma di cui la cronaca si è ampiamente occupata per breve tempo sottolineando imprese o drammi come l’aviatrice Amelia Mary Earhart, l’antropologo svizzero disperso Bruno Manser, lo scrittore Thomas Ruggles Pynchon, o il fisico serbo Nikola Tesla.

Il suo percorso di sperimentazione e di unione di tecniche disparate serve a sottolineare il contrasto tra gli oggetti grandi, magnificenti e monumentali e quelli inutili e frivoli.

Questo è il suo modo di ridicolizzare una realtà atrofica e tronfia in cui tutto finisce in fretta da un momento all’altro, tutto viene sostituito dopo brevissimo tempo e gettato nel dimenticatoio collettivo.

In poche parole, punta il dito sulla nostra fretta di trovare sempre il nuovo, l’originale, il migliore status symbol da adottare in quel momento precipuo della nostra esistenza.

Nell’istallazione del 2012, che segna il suo debutto in Danimarca, We all fall down, ha costruito una grande stanza dalle imponenti pareti che strizzano un po’ l’occhio alle rinascimentali architetture del passato.

Lara Favaretto - We fall down
Lara Favaretto – We fall down

La sala è colma di chili di coriandoli colorati che vengono spostati da un lato all’altro della sala da grandi ventilatori.

Come succede nel deserto con le dune, l’ammasso di coriandoli si muove di continuo assumendo forme sempre diverse e mai statiche. Il passaggio dall’una all’altra forma e il movimento perpetuo che genera sagome sempre diverse creano l’opera d’arte.

Lo spettatore si trova a guardare questa tempesta di coriandoli e assiste alla perenne metamorfosi, al continuo divenire della forma che non trova mai la pienezza della conclusione.

Con rifiuti riciclati, pezzi di scarto, oggetti poveri e usati, frammenti di utensili tecnologici, la Favaretto costruisce il suo mondo che rievoca un passato ormai dimenticato e dismesso. Oggetti carichi di significato, alcuni dotati di maggiore importanza, altri di meno valore, si combinano tra loro in un continuo contrasto.

Tutti, però, sono vittime dell’usura, della distruzione della rottura o dell’abbandono. Il suo mondo è pieno di oggetti commerciali, di grande consumo, tipici del poco spessore della vita moderna sempre ferma all’apparenza e al consumo massivo di mode e arnesi. Il tempo passa e tutto viene dimenticato, ma la Favaretto non lo vive affatto con drammatica paura, non c’è angoscia in lei e nelle sue opere, ma grande ironia.

Prende in giro chi questo tempo lo vuole fermare e con la sua arte, con i suoi oggetti venuti dal nulla, crea un nuovo tempo da vivere.

Ne è un esempio la famosa installazione Simple Couples: grandi spazzole colorate degli autolavaggi scardinate dalla loro funzione e poste a coppie sul fondo di pareti bianche o all’esterno di abitazioni. Le spazzole fanno il loro lavoro: girano in continuo senza alcuna funzione. Il luogo per cui sono state create è stato snaturato. Una semplice metafora della meccanica di cui è impregnata la nostra vita composta di movimenti sempre uguali, di ritmi che si rincorrono regolari. Una dicotomia sottolineata dai colori accesi delle spazzole che si muovono inutilmente in un ambiente asettico e scevro da emozioni.

Lara Favaretto - Simple couples
Lara Favaretto – Simple couples

Lara Favaretto vive e lavora ormai da anni a Torino dove la Galleria Franco Noero presenta spesso le sue opere.

Mostre personali sono state allestite in spazi pubblici e privati come al Castello di Rivoli di Torino, a Villa Arianna di Castellammare di Stabia (Napoli), a Palazzo Branciforte di Palermo, al MAXXI di Roma, al Museum of Contemporary Art di Santa Barbara (USA), allo SCAD Museum of Art di Savannah (USA), alla Kunsthalle Mainz (Germania), al Nottingham Contemporary (UK). Ha partecipato a tutte le più importanti esposizioni e mostre collettive del mondo. Amata e stimata dalla critica e dal pubblico, è un’artista che sa sempre sorprendere con il suo sguardo assennato, profondo e beffardo, che non perdona nulla alla società contemporanea.

Per informazioni consultare il sito della Galleria Franco Noero di Torino: https://www.franconoero.com/artist/lara-favaretto/

instagram: @lara_favaretto


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