Tra sperimentalismo e innovazione: la Neoavanguardia e il Gruppo 63
Fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta l’esaurimento dell’esperienza neorealista in Italia indusse i letterati alla definizione di nuove poetiche, direttamente influenzate dalla grande stagione dello strutturalismo francese. È in questo contesto che emerse la Neoavanguardia, una corrente poetica che fece della ricerca di aspetti formali e stilistici la sua cifra distintiva.
I neoavanguardisti decisero di etichettarsi così in relazione alle Avanguardie storiche del primo Novecento, il cui obiettivo era opporsi esplicitamente alle forme letterarie tradizionali. In netto contrasto con la tradizione precedente diedero vita, dunque, a componimenti radicalmente sperimentali.
L’atto inaugurale della creazione del gruppo fu la pubblicazione dell’antologia I Novissimi. Poesie per gli anni Sessanta, a cura di Alfredo Giuliani, edita per i tipi di Einaudi nel 1961, in cui furono raggruppate poesie di Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini, Antonio Porta, Elio Pagliarani e lo stesso Giuliani.
Tuttavia l’anno cruciale è il 1963, quando la Neoavanguardia tenne un importante convegno a Palermo a seguito del quale fece la sua comparsa sulla scena letteraria il Gruppo 63, indubbiamente l’espressione più vistosa e significativa di questo movimento.
Il loro programma prevedeva, oltre allo sviluppo della sopracitata ricerca sperimentale, anche la volontà di sottrarsi all’economia di mercato; da ciò si deduce chiaramente quale potesse essere il pubblico di riferimento di questi poeti. L’ambiguità e la polisemia del linguaggio, in aggiunta alla libera interpretazione affidata al lettore, hanno contribuito a far sì che la Neoavanguardia restasse confinata agli ambienti accademici e specialistici in anni in cui già si stava assistendo a una crisi effettiva delle vendite delle raccolte poetiche.
Se in prima istanza le posizioni dei vari membri del gruppo erano pressoché simili e inseguivano obiettivi comuni, successivamente verranno fuori una serie di divergenze in relazione al rapporto con la politica in un contesto già fortemente animato dallo spirito sessantottino.


Angelo Guglielmi, ad esempio, insisteva sul fatto che secondo lui nessuna ideologia, compresa quella marxista, dovesse in qualche modo interferire con la letteratura, motivo per cui quest’ultima non può farsi carico di un impegno ideologico-politico. Sul versante opposto si collocavano Edoardo Sanguineti e Nanni Balestrini, i quali sostenevano che le innovazioni sul piano linguistico-letterario recavano inevitabilmente con sé anche un rinnovamento profondo dell’azione politica.


Al di là di questi contrasti interni, l’esperienza del Gruppo 63 – e più in generale della Neoavanguardia – resterà tra le più fruttuose del secondo Novecento, in quanto è stata in grado di lasciare tracce profonde nella poetica e nel modo di scrivere dei decenni successivi.
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