La provocazione al mondo contemporaneo tra banalità e ironia
Jeff Koons è un artista statunitense noto per le sue opere provocatorie e spesso controverse che sfidano i confini dell’arte e della cultura del consumo della società occidentale. Nonostante il suo successo commerciale, Koons è una figura ambigua nel mondo dell’arte, con alcuni critici che lo accusano di essere un venduto, altri che lo acclamano come un visionario.
Le sue opere hanno avuto un andamento altalenante nel mercato dell’arte, ma a oggi rimane tra gli artisti più quotati. Rincorso da ricchi collezionisti disposti a tutto per accaparrarsi le sue sculture da esibire come trofei, Jeff Koons ha vissuto periodi altalenanti, tra periodi di crisi e rifiuti dovuti ad accuse di plagio e momenti di scarsa creatività ad altri di enorme successo e popolarità.
Ha tentato anche la strada della pittura, senza successo. Resta uno scultore e creatore di opere al primo impatto banali, frivole e spesso di cattivo gusto. Ha creato la spettacolarità dell’opera che inneggia al linguaggio pubblicitario per attirare le masse e, se spesso questa lingua non è stata compresa, ha fatto comunque parlare moltissimo di sé.
Koons spesso mescola la cultura pop e oggetti di uso quotidiano nelle sue opere d’arte distruggendo i confini tra cultura alta e cultura bassa. Non ha mai voluto spiegare le sue opere affermando che non hanno null’altro al di fuori di quel che si vede. Ancora oggi la critica è spaccata tra chi ne fa un novello artista barocco della contemporaneità dell’effimero e chi lo rifiuta per la mancanza di un messaggio preciso e coerente.
Le creazioni di Koons oltrepassano le nozioni tradizionali di arte e bellezza e l’artista chiama gli spettatori a riconsiderare il rapporto tra arte e cultura del consumo.
Seguiamo brevemente il percorso di questo eccentrico artista.
Koons è nato nel 1955 a York, Pennsylvania, e ha studiato all’Art Institute di Chicago e al Maryland Institute College of Art. Il suo lavoro inizia al Museum of Modern Art di New York dove si è fatto subito notare per il suo abbigliamento alquanto bizzarro e dove inizia a creare le prime sculture che diventeranno ormai facilmente riconoscibili.
Siamo negli anni Ottanta del Novecento e Koons sembra aderire a quel movimento Neo-Geo che esalta il ritorno alla rappresentazione e alle immagini nell’arte dopo il dominio dell’astrazione del decennio precedente. I suoi primi lavori includono oggetti domestici e della cultura popolare, come aspirapolveri e palloni da basket dai colori vivaci. Nel 1986 espone per la prima volta Rabbit
una scultura in acciaio rappresentante un coniglio. Una delle copie successive è stata recentemente venduta all’asta per la cifra record di 91 milioni di dollari. Due anni dopo è la volta di Banality, anche in questo caso una serie di sculture formate da oggetti kitsch presi da fotografie e pubblicità a cui seguono numerose polemiche e accuse di violazione di copyright. Tra queste opere c’è anche la famosa fotografia di Michael Jackson con il suo scimpanzè Bubble
da cui ha tratto una scultura in cui è predominante l’oro come simbolo di venerazione all’icona del Pop. Un altro pezzo famoso di questa serie è Pink Panther
dedicato a Jayne Mansfield a seno nudo che abbraccia la Pantera Rosa: mentre l’attrice sorride, l’espressione della Pantera Rosa è alquanto perplessa.
È però con la serie Made in Heaven che l’artista scatena un acceso dibattito tra i critici d’arte e il pubblico. È la collezione con cui esordisce alla Biennale di Venezia del 1990 ed è composta da fotografie, poi diventate sculture,
di lui e Ilona Staller, in arte Cicciolina, sua seconda moglie e famosa pornostar (ricorderete che in Italia ha anche avuto una breve carriera politica) che vengono ritratti in atti sessuali per nulla velati. Il confine tra arte e mondo del porno è così cancellato e ovviamente gli attacchi impazzano senza tregua.
Koons aveva probabilmente l’intenzione di creare una nuova immagine di Adamo ed Eva e ha spesso sottolineato come queste fotografie fossero un inno alla libertà del corpo e del sesso troppo spesso nascosto e vittima di tabù fino ad accennare all’arte più antica in cui il nudo è sempre stato protagonista. Una curiosità: il matrimonio tra i due è durato davvero poco e ne è seguita una lunga causa per l’affidamento dell’unico figlio con la quasi totale distruzione di queste fotografie (sono rimaste le sculture tratte dalle foto) e le poche rimaste integre sono state battute all’asta per cifre astronomiche.
Nel 1992 Jeff Koons presenta un altro pezzo forte, decisamente un simbolo della sua carriera: Puppy,
un cane di 12 metri, un piccolo West Highland White Terrier, coperto di fiori freschi, il quale ha girato in tutto il mondo prima di venire acquistato dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim e posta sulla terrazza del Museo Guggenheim di Bilbao in Spagna. Da questa grande scultura prende vita la celebre serie di cani chiamata Balloon Dog
che tutti conoscono per la leggerezza e i colori sgargianti. Grandi sculture in acciaio inossidabile di animali fatti con palloncini che sono diventati le vere icone dell’arte contemporanea. La scultura è stata declinata in cinque diversi colori (blu, magenta, arancione, rosso e giallo). I palloncini colorati sono simbolo di feste di bambini, di momenti giocosi, ma nascondono un messaggio svelato dallo Koons: «Siamo palloncini. Fai un respiro e inspiri, è un ottimismo. Espira, ed è una specie di simbolo di morte».
Dopo un periodo di silenzio Koons ritorna sulla scena con Tulips,
una serie di sculture stilizzate di tulipani in acciaio, installate in varie località. È composta da sculture dai colori vivaci che assomigliano ad animali a palloncino contorti e allungati. La serie è stata ispirata dai ricordi d’infanzia di Koons degli animali palloncini, e l’artista ha detto che voleva creare opere che fossero sia giocose che monumentali. Tulips è stato esposto in varie località in tutto il mondo, tra cui il Guggenheim Museum di Bilbao, in Spagna, e il resort Wynn Las Vegas in Nevada. La serie è stata accolta con elogi e critiche, alcuni lodano le opere per la loro esuberanza e giocosità, altri le hanno derise come superficiali ed eccessivamente commerciali.
Queste sculture hanno dato origine all’opera Bouquet of Tulip,
alta 13 metri e regalata da Koons alla città di Parigi nel 2016: si tratta di una grande mano, ispirata a quella della Statua della Libertà, che stringe un mazzo di tulipani colorati sempre come palloncini gonfiabili, e dedicata alle vittime del terrorismo.
Jeff Koons ha esposto nei maggiori musei e nelle più importanti città, un po’ in tutto il mondo, ed è stato anche oggetto di numerose retrospettive museali, tra cui quelle al Whitney Museum of American Art di New York e al Centre Pompidou di Parigi. Nello scorso 2021 anche Palazzo Strozzi ha presentato la mostra Shine che evidenzia la lucentezza metallica delle opere di Koons come simbolo dell’atavico valore dicotomico tra l’essere e l’apparire.
Le sue opere battute all’asta raggiungono sempre cifre esorbitanti, e questo aspetto fa di Jeff Koons un artista sì discutibile e criticabile, ma decisamente uno dei più quotati al mondo.
Alcune foto presenti sul sito provengono, salvo dove diversamente specificato, da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se la pubblicazione non fosse ritenuta consentita, il legittimo proprietario può contattarci scrivendo a cc@nextaudiolibri.com: l’immagine sarà rimossa oppure accompagnata dalla firma dell’autore, laddove non presente.