«Fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza»
Da sempre l’uomo, animale razionale secondo la definizione aristotelica, ha dato un posto speciale alla memoria e, attraverso la scrittura, ha iniziato a raccontarsi e a descrivere ciò che lo circondava. In seguito, con la sua intelligenza l’uomo è passato a narrare i propri sentimenti e desideri, le aspirazioni a realizzare qualcosa di diverso dall’ordinario che gli stava intorno. Tutti questi scritti iniziarono a essere raccolti in biblioteche pubbliche e private, la più importante delle quali fu quella di Alessandria d’Egitto, la cui perdita l’antichità pianse amaramente.
Tra le varie caratteristiche attribuibili all’immaginifico, il mondo contemporaneo sembra preferire il potere terapeutico che esso ha sulle vite dell’autore e del lettore; il primo può così sfogare il malessere che la società attuale porta a causa dello stress cui siamo costantemente sottoposti a vantaggio di un lettore che ha bisogno di trovare un mondo altro da sé e da quello in cui è immerso.
Ecco che, per far fronte a questa esigenza emergente, è molto facile trovare in commercio tanti scritti su librerie e biblioteche che ci raccontano le varie sfaccettature dell’importanza del leggere e del benessere totale che questa attività comporta: benefici mentali e culturali.
La riscoperta della lettura e dell’oggetto libro, in un mondo sempre più informatico e digitale quale è quello attuale, come ci ricorda Calvino, nell’introduzione a Se una notte d’inverno un viaggiatore, va preparata con cura, anche assumendo una postura che sia la più comoda possibile.


Abbiamo citato in apertura l’antica distruzione della biblioteca di Alessandria, per cui ci chiediamo: perché è così urgente salvare i libri dal rischio, materiale e digitale, della loro scomparsa? Perché essi, come già accennato, hanno dentro di sé un innato potere, un potere che a seconda del singolo libro può avere varie sfaccettature ma che comunque corrisponde alla crescita spirituale umana.
Ogni libro è un tassello unico e speciale lungo il cammino della crescita interiore e relazionale del singolo, sia con se stesso che con gli altri, verso la scoperta e l’accettazione di sé.
Sōsuke Natsukawa, nel suo Il gatto che voleva salvare i libri, alla domanda che ci siamo posti su quale sia il potere dei libri, attraverso la voce del suo felino Tora, risponde che esso risiede nell’empatia che ci lega gli uni agli altri, ovvero la capacità di reciproca conoscenza attraverso le vicende vissute dai vari protagonisti che di volta in volta si susseguono davanti ai nostri occhi.


In questo breve testo, l’autore ci mostra il percorso di autostima e consapevolezza di sé compiuto dal giovane Rintarō attraverso la vittoria su degli strambi personaggi che compaiono al termine di vari labirinti; Tora lo ha incaricato di sconfiggere degli uomini che minacciano la sicurezza dei libri i quali nutrono per i testi un amore non disinteressato. Il giovane, dunque, dovrà fronteggiarsi con un collezionista frenetico, un docente universitario fiscale e un editore avaro.
Questo libro individuando anche, dopo una disamina delle varie tipologie di lettore, quale sia quello ideale e, al termine della vicenda, esso viene identificato nel sincero amatore dei libri, ovvero il giovane liceale.
Non che gli altri personaggi non abbiano a cuore i testi ma il loro è un amore disfunzionale che per un qualche aspetto si mostra falso, fallace. Se le loro intenzioni iniziali sono nobili e volte a salvaguardare i libri, tuttavia i mezzi scelti per lo scopo si rivelano inopportuni.
Non sono, infatti, l’esclusivismo collezionistico, né l’eccessiva sintesi narrativa, né tantomeno la sua mercificazione economica a essere rilevanti per la salvaguardia della preziosità testuale, ma è la lettura attenta e appassionata che porta poi a una sana condivisione del testo ed è fonte di arricchimento spirituale.
Rintarō rappresenta quella classe di intelligenti librai dell’usato che sanno ben consigliare il lettore incerto mettendo il libro adatto nelle giuste mani, consentendo così al testo di rivivere ancora. Infatti, a vivere nuovamente non è soltanto il lettore ma in primis il testo stesso.
Questo aspetto è centrale per Sōsuke Natsukawa, come credo per qualunque buon lettore: un libro rivive ogni volta che lo si legge e lo si fa leggere!
Se questo autore si concentra su come vadano letti, trattati e con quale rispetto vadano conservati i libri, Matt Haig in La biblioteca di mezzanotte tratta l’altro grande pilastro della lettura, ovvero il rapporto che ognuno di noi ha con essa, elemento che qui è ancora più centrale rispetto alla vicenda di Rintarō.


Se quest’ultimo, infatti, partendo dall’analogo presupposto dell’orfanilità, deve imparare a convivere con i propri problemi quotidiani e su come affrontarli, Nora, protagonista de La biblioteca di mezzanotte, si trova davanti l’ancora più difficile questione di riuscire ad accettare la propria vita così com’è.
A essere analizzata, qui, non è la vita del libro ma le infinite possibilità di vita che una biblioteca può creare, soprattutto quando si tratta della propria personale biblioteca. Sterminate vite se si considera anche che uno stesso libro può aprire più mondi.
Quale universo, allora, si dispiega davanti a una biblioteca infinita? Mezzanotte, il momento più buio della giornata, segnato dal tramontar del sole e dal sorgere delle tenebre, diventa l’occasione propizia per sperimentare l’inimmaginato.
Perché è questo uno degli aspetti del potere della lettura, forse il principale: l’immaginazione e la capacità di estendere la propria vista oltre il visibile. Cosa può succedere a mezzanotte quando tutto va male e la vita è solo un peso insopportabile da portare? Sperimentare una vita diversa per ogni libro ma… sarà davvero preferibile o forse la propria, noiosa esistenza si rivelerà quella giusta da affrontare? I problemi di Nora sono davvero così insormontabili? Ecco l’insegnamento che Matt Haig ci offre in quest’opera: la letteratura è una maestra di vita.
Talvolta può anche capitare di trovare un senso alla propria esistenza e di coronarla di nuovi trionfi e inaspettati successi, trovando addirittura l’amore! Questo è quello che viene narrato ne La libreria degli amori inattesi di Lucy Dillon dove stavolta a far da cupido non è un gatto immaginario, come nel romanzo di Natsukawa, ma un dolcissimo e peloso cagnolino che, con le sue necessità costringerà i due protagonisti a interagire tra loro e superare così le divergenze che li separavano.


Essenza del libro e giusto rapporto con esso, vita nei libri e vita grazie ai libri, tutto questo e molto altro ancora ci offre sempre la letteratura, basta volerlo.
Buona lettura!
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