Una commistione di generi del tutto particolare: Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante
Se con opere quali Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo, La storia – romanzi che l’hanno consacrata al grande pubblico – Elsa Morante si afferma come autrice che nel raccontare il mondo e le sue molteplici contraddizioni recupera in parte la grande tradizione della narrativa ottocentesca, tutt’altro accade con un’opera intrinsecamente sperimentale quale Il mondo salvato dai ragazzini, pubblicata nei primi mesi del ’68.


«È un manifesto. È un memoriale. È un saggio filosofico. È un romanzo. È un’autobiografia. È un dialogo. È una tragedia. È una commedia. È un documentario a colori. È un fumetto. È una chiave magica. È un testamento. È una poesia», così volle scrivere la Morante sulla quarta di copertina quando il libro fu pubblicato.
Da ciò ci si rende ben conto di essere in presenza di un’opera per suo statuto inclassificabile, che rifugge da ogni tentativo di specifico incardinamento in un genere di riferimento. Si tratta dunque di una raccolta di testi in cui convergono teatro, poesia visiva e tanto altro, quasi a voler decodificare e ricreare lo stesso “oggetto libro”.
In un decennio – gli anni Sessanta – pieno zeppo di instabilità e trasformazioni su ogni fronte, ciò che l’autrice si propone di effettuare è scrivere un’opera pensata per i giovani, i protagonisti assoluti del movimento di protesta e di contestazione allora in atto; nella visione della Morante, infatti, è necessario incidere nella realtà con la letteratura attraverso i lettori potenzialmente più ricettivi, ovvero gli adolescenti.
Questi ultimi, assieme ai bambini, figurano nel testo come F.P. (I Felici Pochi), si distinguono dalla categoria opposta e più cospicua per numero degli I.M. (Gli Infelici Molti), ed esibiscono una certa allegria a dispetto di tutti i tentativi di oppressione e di intimidazione attuati dalle svariate forme del potere.
L’opera è divisa idealmente in tre parti e segue – per quanto apparentemente non possa sembrare – una sorta di percorso tutto sommato coeso:
- la prima sezione si intitola Addio e consiste in un commiato lirico per un giovane amato e prematuramente scomparso;
- la seconda, La commedia chimica, narra l’esperienza dei paradisi artificiali e delle droghe, unitamente alla possibilità di recupero di un eden perduto, tema che ritorna a più riprese nei suoi romanzi;
- la terza e ultima parte, intitolata genericamente Canzoni popolari, è a sua volta bipartita in Canzone degli F.P e degli I.M. e in tre brevi poemetti eponimi da cui deriva il nome della stessa raccolta, Il mondo salvato dai ragazzini.
In generale ciò che trapela da quest’opera assolutamente composita e decisamente originale è proprio l’idea, particolarmente viva nella Morante, di una poesia e di un’arte letteraria che possano essere soprattutto la soluzione alle tensioni disgreganti insite nella realtà di quegli stessi anni.
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