Il 26 giugno 2022 è morta Margaret Keane, pittrice statunitense famosa per i suoi ritratti di persone con grandi ed espressivi occhi. Conosciuta dal vasto pubblico grazie al film del 2014 Big Eyes del geniale regista Tim Burton, suo appassionato collezionista, la Keane è stata una donna rivoluzionaria e vera icona della Pop Art.
La sua è stata una silenziosa e paziente sommossa nel mondo dell’arte contemporanea dominato dagli uomini che ha dato voce alla creatività e alla dignità artistica in versione femminile. Una lunga presa di coscienza delle proprie capacità e del ruolo indipendente del talento che ha saputo imporre con pazienza e fermezza.
Nata a Nashville nel 1927, Peggy Doris Hawkins (questo il suo vero nome) sposa Walter Keane, un commerciante e imprenditore truffaldino e di scarsa abilità artistica che iniziò a vendere i dipinti della moglie a suo nome. L’attività rendeva un buon giro di affari per l’insolito stile usato dalla timida e dimessa Margaret: ritratti di bambini, donne e animali dai grandi occhi brillanti.
Questa caratteristica, firma indelebile della produzione della Keane, si dice sia dovuta alla parziale perdita dell’udito a seguito di un’operazione chirurgica subita da giovanissima e che la condusse a concentrare tutta l’attenzione sulla vista, ma forse i suoi grandi occhi non sono altro che un elemento per narrare il proprio io, l’inconscio con la subdola difficoltà dei sentimenti.
La sua pittura, seppur ripetitiva e confinata nel ritratto, ha una profonda capacità di ispezionare l’animo umano, di spogliarlo e attirarlo grazie a questi grandi occhi gementi, malinconici, smarriti, a volte in procinto di piangere o con una lacrima già sulla guancia, che catturano subito l’anima di chi li guarda.
Margaret Keane: i grandi occhi della ribellione femminile che ci mancheranno
Uno stile innovativo e immediato che non ha bisogno di filtri, letture o conoscenze artistiche specifiche, ma colpisce il pubblico come un colpo di fulmine. La forza dello sguardo dalle mille sfumature comunicative arriva a trapassare l’animo con rapida empatia. Un’artista sorprendente e incredibile come ha commentato anche il maestro della Pop Art Andy Warhol al cospetto dei suoi dipinti.
La pesantezza di vivere nell’ombra e assistere silenziosamente al successo rubatole dal marito che le commissiona incessantemente nuove opere per sfruttare al massimo le richieste e che non lesina pesanti minacce devasta la Keane che, pur sapendo molto bene come la società artistica americana stabilisse un valore molto inferiore alla pittura femminile, decide finalmente di svelare l’imbroglio e affrontare un lungo processo legale e pubblico che gli renderà giustizia riconoscendole il merito delle opere, ma soprattutto la dignità di artista donna.
Nelle Hawaii, dove si trasferisce dopo la separazione, continuerà a lavorare sostenuta dal nuovo marito e da una ritrovata serenità: gli occhi tristi e malinconici diventano più squillanti, dolci e sempre in procinto di piangere lacrime, ma questa volta di felicità, come ha confessato la stessa artista nel 1975.
Anche gli sfondi hanno colori più rassicuranti, brillanti e vivaci che sostituiscono le precedenti cupe tonalità di grigio. È sempre la stessa artista che ha affermato di aver tratto ispirazione dalle opere di Modigliani, Van Gogh, Klimt e ci permettiamo di dire che in alcune delle ultime opere sembra di trovare anche qualche richiamo a Gauguin.
Ad apprezzarla c’è stato, e tutt’oggi esiste, un lungo stuolo di appassionati che hanno voluto farsi ritrarre dalla Keane secondo i suoi paradigmi stilistici come Kim Novak, Jerry Lewis, Dean Martin, Carolyn Kennedy, Natalie Wood, oltre al famosissimo ritratto di Zsa Zsa Gabor venduto per oltre 45 mila dollari, e quelli che ancora seguono i mercati d’arte per potersi aggiudicare una sua opera le cui quotazioni vanno salendo.
La Keane è morta a 94 anni e lascia le sue opere in molti musei e nella sua galleria californiana da visionare e conoscere a questo indirizzo: https://www.keane-eyes.com
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