(Foto: profilo ufficiale Facebook)

I classici secondo Daniele Aristarco

Strumenti per chi si occupa di Didattica della Letteratura

Le ultime due pubblicazioni di Daniele Aristarco per Einaudi Ragazzi, Perché ci ostiniamo a leggere (e far leggere) i classici e Orlando furioso in poche parole, affondano le radici in un’idea democratica della Letteratura, intesa come una forza dirompente che deve uscire dalla torre d’avorio in cui troppo spesso viene imbalsamata, raggiungendo tutti, nessuno escluso.

L’autore non a caso si rivolge agli insegnanti, ricordando come non esista una formula universale, una ricetta per introdurre i ragazzi ai classici: il segreto, prima ancora di proporre testi e tecniche di lettura, è quello di mettersi in posizione di ascolto, cogliendo i sogni e le angosce degli studenti, prestando attenzione ai loro racconti.

Come suggerisce il titolo di un saggio di Simone Giusti pubblicato nel 2011 da Zanichelli, si tratta di Insegnare con la letteratura, ricorrendo al suo valore d’uso in una logica di apprendimento permanente: le storie dei classici non sono reperti da sezionare, ma qualcosa di vivo, vitale, che ha a che fare con noi, con la nostra identità, i nostri sentimenti, il nostro futuro.

Daniele Aristarco – Perchè ci ostiniamo a leggere e far leggere i classici

«Ridurre l’educazione a una poiesis significherebbe, quindi, trattare i giovani come cose delle quali si può stabilire, prima di intraprendere il processo educativo, cosa debbano essere e cos’è necessario fare perché corrispondano esattamente al nostro progetto. 

Sono convinto che la letteratura funzioni in maniera simile, come una prassi e non come una poiesi, non come la fabbricazione di un vaso ma come un viaggio che dura una vita. Se vuoi avviare alla lettura dei classici, non piantare semi, ma prepara il campo. A volte è sufficiente la condivisione di una pagina o il lasciar scivolare una citazione nel mezzo di una conversazione. 

Talvolta si rivela efficacissimo costruire assieme una piccola libreria, anche solo una mensola dedicata ai classici. Creare uno spazio, fisico o mentale, questo intendo per preparare il campo. A volte basta questo per generare nei giovani il desiderio di piantare un seme. Saranno loro, poi, a decidere quale.» [Perché ci ostiniamo a leggere (e far leggere) i classici, pp. 36-38].

Creare nuovi spazi con la Letteratura è possibile e auspicabile: basti pensare all’Epica, con la sua fenomenologia dei sentimenti umani; l’ira di Achille, il dolore di Ulisse, l’amore furioso di Orlando si prestano a una didattica orientativa che possa potenziare la consapevolezza del sé, il controllo sulle scelte quotidiane, la proiezione in avanti dei nostri alunni. 
Aristarco sintetizza alla perfezione questa prospettiva, quando ci rivela come alla fine dell’Orlando furioso «ci rendiamo conto del mondo», «del colore reale delle cose», con la convinzione che l’amore è possibile «a patto di non lasciarci invadere dalla furia, da quella brutta ossessione di noi per noi stessi che ci rende ciechi e soli.»

Orlando Furioso – in poche parole

Il filosofo Umberto Galimberti, parlando delle mappe emotive, ci ricorda che la Letteratura è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia, l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo: sta dunque agli insegnanti nonché a tutti gli addetti ai lavori facilitare questo incontro con i classici, evitando che l’esperienza si risolva in uno spiacevole scontro, e i due libri di Daniele Aristarco sono in questo senso un bel trampolino di lancio!

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