Fruscio d'oriente - Blog-Next-Audiolibri

Fruscio d’Oriente

La vita è piena di sorprese, di incontri con le persone più disparate, di avventure le più impensate nella quotidianità più spicciola. Il viaggiatore, soprattutto, è colui che maggiormente si espone a tutta questa meraviglia per il suo muoversi fra mondi diversi, per il suo entrare in contatto con culture altre e tentare di farle comunicare tra loro, appagando la propria e altrui curiosità con i racconti che si fanno ai propri compaesani, dove, magari davanti a un piatto di minestra, il viaggiatore rivive e rielabora il proprio vissuto in un secondo viaggio che ha dell’onirico.

Sono le due esperienze del mercante e del cantastorie che si fondono nell’unica persona del narratore, portatore di spezie e carico di quegli odori e di quelle sensazioni che vengono, ora, rivissute e trasmesse. 

È quello che, come tanti prima e dopo di lui, si trova a vivere a metà dell’Ottocento Hervé Joncour, il protagonista di Seta di Alessandro Baricco. Nel villaggio di Lavilledieu, in Francia, l’industria dei bachi da seta vive le alterne vicende della crisi economica e perciò Baldabiou, un misterioso personaggio che emana un fascino particolare per gli abitanti del villaggio, invita Hervé Joncour ad andare in Giappone per cercare altri bachi da seta dopo la crisi del commercio africano. 

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Il nostro protagonista riesce a entrare nelle grazie di Hara Kei, il feudatario giapponese di cui conquista la stima e che lo accoglie nel suo palazzo reale. Egli ha, così, la doppia fiducia di Hara Kei e dei suoi concittadini, ma sullo sfondo di questi numerosi viaggi si staglia la storia d’amore con la prediletta di Hara Kei. 

Ecco la descrizione minuta di questi viaggi: 

«Hervé Joncour partì per il Giappone ai primi di ottobre. Varcò il confine francese fino a Metz, attraversò il Württemberg e la Baviera, entrò in Austria, raggiunse in treno Vienna e Budapest per poi proseguire fino a Kiev. Percorse a cavallo duemila chilometri di steppa russa, superò gli Urali, entrò in Siberia, viaggiò per quaranta giorni fino a raggiungere il lago Bajkal, che la gente del luogo chiamava: l’ultimo. Ridiscese il corso del fiume Amur, costeggiando il confine cinese fino all’Oceano, e quando arrivò all’Oceano si fermò nel porto di Sabirk per dieci giorni, finché una nave di contrabbandieri olandesi non lo portò a Capo Teraya, sulla costa ovest del Giappone». 

Tali anaforiche descrizioni fanno da sfondo a un innamoramento travagliato, difficoltoso e pieno di mistero che porta con sé numerose aspettative di viaggi sempre più irti di pericoli, dal momento che più la storia procede, più le vite degli innamorati corrono rischi via via maggiori. 

Eros e Thanatos, in modi diversi, intrecciano anche le storie di Mio e Aoi de Le vite nascoste di Laura Imai Messina, la cui vicenda si pone in perfetta continuità con quella descritta da Baricco. Questo è il meraviglioso paradosso dei casi della vita di cui si parlava prima: due vicende, in due epoche diverse, in cui una inizia ove l’altra finisce. 

Mio è nata in una famiglia di produttori di kimono di seta, gli abiti da sposa tipici del Giappone. Qui a dominare è il fruscio della seta colorata per la preparazione delle nozze. La ragazza ha una dote particolare, quella di trovare a ogni cosa, persona e avvenimento un colore specifico.

Un giorno, mentre Mia si trova al suo nuovo lavoro in un colorificio, si imbatte in un particolare cliente: Aoi, il quale le chiede consulto per dipingere la sua agenzia di pompe funebri. Da qui nascerà un idillio che porterà alla fusione di Eros e Thanatos attraverso il matrimonio dei due protagonisti.

E se, in una visione cavalleresca, chi ama prova desiderio di morte finché non ha appagato ogni sua brama amorosa, qui Mia si troverà a dover fare i conti con la realtà della morte con cui Aoi si confronta quotidianamente e ad accettarne il mistero per amore suo. Un negozio di abiti da sposa e un’agenzia di pompe funebri: la nascita e il termine dell’esistenza per ricordarci che la vita è un mistero! 


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