Elio Romano Erwitz, al secolo semplicemente Elliott Erwitt, è nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origine russa. Ha trascorso a Milano la sua infanzia, ma durante le persecuzioni razziali la sua famiglia si è rifugiata negli Stati Uniti, prima a New York e poi a Los Angeles, dove ha iniziato a studiare fotografia.
Torna in Europa nel 1949 e poi nel 1951 come assistente fotografo dell’esercito americano in cui era arruolato e qui rimane a lavorare dopo aver conosciuto i suoi grandi idoli fotografi fino all’inizio della sua carriera come libero professionista freelance tra riviste e aziende. Il suo talento lo fa approdare alla prestigiosa agenzia Magnum Photos che gli permette di dedicarsi ai suoi progetti e gli regala una grande visibilità nel panorama fotografico dell’epoca.
Ironico, estroso, profondo, romantico e sognatore, Erwitt è fotografo pubblicitario e dei grandi personaggi del Novecento, dai politici alle celebrità del cinema, della moda e dello sport, con incursioni nel documentario, senza tralasciare i ritratti delle città più glamour, le scene di vita quotidiana che pullulano di bambini e di cani.
La pubblicità è il suo grande campo di azione, quello dove inventa momenti di apparente quotidianità che diventano satira, canzonatura e strappa il sorriso dopo aver stupito. Sempre presente l’amore declinato in iconiche, ma mai sdolcinate, immagini di innamorati e di baci.
Il punto di vista, la prospettiva, l’innovazione rendono le foto pubblicitarie immediate, ma nulla è lasciato al caso. Tagli, luce, angolazioni particolari colpiscono lo spettatore garantendo l’efficacia del messaggio: il ricordo dell’immagine anche quando non la si ha più davanti agli occhi.
Erwitt è il fotografo del bello e quindi della gioia che ogni suo scatto lascia nell’animo umano, e non è opera da poco.
Apparentemente le sue foto sono leggere, da carta patinata, ma ognuna lascia il segno grazie alla sapiente composizione degli spazi e dei soggetti che sono elaborazioni profonde e originali della realtà. La sua serie dedicata ai cani Dog Dogs, che è anche il suo primo libro, è incredibilmente originale e dissacrante. Questa raccolta nasce da un servizio di moda realizzato per il New York Times Magazine e ritrae un chihuahua con maglioncino per pubblicizzare degli stivali da donna.
Lo scatto è ad altezza del piccolo cane ed Erwitt spiega la sua foto con queste spassose parole: «Ho ripreso la scena dal loro punto di vista: se ci pensi, nessuno vede più scarpe di un cane». Non solo ama i cani, ma afferma che sono una metafora del genere umano: pertanto, queste foto sono antropomorfe.
Anche nelle tante fotografie rubate all’attimo c’è il segno della conoscenza tecnica e dell’istinto più acuto, dell’occhio capace di carpire il momento perfetto di luce, posizione e disposizione. Tra tutte spicca la celebre foto di Kruscev e Nixon
alla fiera di Mosca mentre discutono animatamente. Un colpo di fortuna, aiutato dall’intuito di Erwitt, che si trovava lì per fotografare frigoriferi, la sua decisione di seguire i due nella loro visita gli hanno consentito di rubare il mitico scatto.
I grandi uomini politici della storia del Novecento non mancano di essere immortalati dalla sua macchina, come gli splendidi ritratti di Che Guevara catturato in momenti di rilassatezza e sorrisi, e del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, John Fitzgerald Kennedy, a cui, qualche anno dopo, aggiungerà quelli drammatici di sua moglie Jacqueline durante il funerale dopo l’omicidio a Dallas.
Con passione e immediatezza si dedicherà alle celebrità del cinema: le sue immagini di Marilyn Monroe
ardono di spensieratezza e tenerezza, come quelle dei grandi divi di Hollywood – da Grace Kelly a Marlene Dietrich.
Il già famoso Erwitt scatta una foto storica e unica sul set del film “Gli Spostati”,
tutto il cast al completo in un unico scatto: Clark Gable, Marilyn Monroe, Eli Wallach, Montgomery Clift, il regista John Huston, lo scrittore Arthur Miller e il produttore Frank Taylor. Sembra normale riunire un tale gruppo che lavora allo stesso film, ma non è così scontato: a Reno, nel deserto del Nevada, «c’erano 40° e nessuno aveva voglia di fare niente che non fosse strettamente necessario.
Marylin attraversava un periodo di grande fragilità, la sua preparazione per il set impiegava lunghe ore, ma era sempre gentile. Per la foto di gruppo dovevano essere disponibili tutti insieme. Non fu facile, li convinsi uno ad uno. Una foto di gruppo, eppure, non è una foto di gruppo. Ogni espressione, ogni posa rende assolutamente l’individualità di ciascuno.»
Non solo vita di personaggi famosi e potenti, ma anche quotidianità, passioni, problemi come scene di vita familiare americana, bambini che giocano, gridano, cantano, piangono con tutta la spontaneità cara e vitale per Erwitt, e poi la presa in giro della società contemporanea con la celebre foto al Museo del Prado di Madrid
con personaggi eccessivi e strampalati in visita alle sale che è, ancora una volta, la dimostrazione di come Erwitt sappia sempre ironizzare sugli eccessi dell’arte contemporanea.
La fotografia di Erwitt non prende in giro solo la società, ma anche sé stesso: nel suo lungo curriculum appaiono anche gli autoscatti
in cui compare in pose bislacche, il trucco da clown e con improbabili compagni del momento, foto in cui mostra tutta la sua potente e profonda autoironia accompagnata da un personalissimo surrealismo.
Si è cimentato anche nel cinema, non solo come fotografo, ma come regista, realizzando alcuni film a partire dagli anni Settanta, mentre nel decennio successivo ha vestito i panni del produttore di commedie satiriche (non poteva essere altrimenti) per la televisione americana.
Ha pubblicato circa 45 libri di fotografie, tra i quali i celebri The Private Experience, Son of Bitch, Museum Watching, Personal Beast, Elliott Erwitt’s Kolor e Found, not Lost.
Le sue foto sono ospitate al Museum of Modern Art e all’International Centre of Photography di New York, al Chicago Art Institute, al Museum of Modern Art di Parigi, al Museo Reina Sofia di Madrid, al The Barbican a Londra, al Museum of Art of New South Wales di Sidney.
In Italia, Paese a lui molto caro, le sue foto sono presenti nelle collezioni del Mudec di Milano, agli Scavi Scaligeri di Verona, alla Casa Tre Oci di Venezia, alla Reggia di Venaria Reale, al Palazzo Ducale di Genova.
A questi si aggiungono le gallerie private e le mostre sparse in tutto il mondo.
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