Bussano alla porta - Copertina film

Bussano alla porta (2023)

Tra fede e misticismo

Fede e misticismo penetrano prepotentemente nell’ultimo lavoro di M. Night Shyamalan, Bussano alla porta. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo La casa alla fine del mondo (2018), di Paul G. Tremblay.

Shyamalan si discosta dalla propria cifra stilistica, non tanto nella sostanza quanto nella forma. L’opera è infatti sicuramente riconducibile al genere horror, seppur presenti tratti atipici, sia nello svolgimento che nel finale. Ma ciò che emerge con più forza è l’atmosfera che fa da sfondo alla storia, tutto fuorché cupa e tetra.

La fotografia molto luminosa, sia all’interno che all’esterno, le inquadrature larghe e non claustrofobiche, e persino la scrittura dei personaggi è confortevole; tutto sembra modellato, formalmente, come a contrastare e bilanciare il contenuto.

Bussano alla porta - Screenshot dal film

I Cavalieri dell’Apocalisse

Quattro sconosciuti bussano alla porta di una casa in mezzo al bosco, residenza di villeggiatura di una famiglia. Dopo aver provato a entrare con le buone, sfondano la porta e le finestre, e tutti i personaggi si ritrovano improvvisamente nella stessa stanza.

Le regole del gioco – che un gioco non è – sono chiare: un membro della malcapitata famiglia deve sacrificarsi di sua sponte al fine di salvare l’intera umanità. Per convincerli del loro fondamentale compito, le quattro persone, giunte sin lì guidate da una visione condivisa, sono disposte a togliersi la vita, una a una, per ogni «no» ricevuto.

Il riferimento biblico è piuttosto marcato e di fatto viene esplicitato quasi subito, nel momento in cui gli sconosciuti si rivelano essere i quattro cavalieri dell’Apocalisse: Carestia, Guerra, Pestilenza e Morte. L’aria sommessa di chi non crede a ciò che sta facendo, al pari dell’incredulità della famiglia, non attenua un’insistente opera di convincimento.

«Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra». (Apocalisse di Giovanni, 6, 8)

Bussano alla porta - Screenshot dal film

Bussano alla porta – Sul sacrificio

Il sacrificio è l’altro elemento biblico attorno al quale ruota il senso della pellicola, innescando il quesito millenario se sia inopinabile considerare il bene collettivo come un principio assiologico, perseguibile anche e soprattutto a discapito del bene individuale. Non è certo questa la sede per fare un’indagine morale e sociologica, ma il filo che regge simili principi si fa incredibilmente più sottile e debole quando ci si trova ad attraversarlo in prima persona.

Un simile nodo etico, già compatto per sua natura, diventa inestricabile quando si avviluppano dubbi e incertezze circa la veridicità di affermazioni come quelle messe sul piatto dai quattro cavalieri. Non c’è modo di sapere se il proprio sacrificio sarebbe sufficiente a salvare il mondo intero, né se sia una semplice messinscena di sociopatici per saziare il proprio sadico divertimento.

È esattamente questo aspetto che eleva il sacrificio sul piano mistico. Perché, al netto se sia giusto o sbagliato che il bene collettivo sia prioritario rispetto al bene individuale, oltre a offrire la propria carne, si offre il proprio spirito: il sacrificio diventa un atto di fede.


Next Audiolibri

Alcune foto presenti sul sito provengono, salvo dove diversamente specificato, da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se la pubblicazione non fosse ritenuta consentita, il legittimo proprietario può contattarci scrivendo a cc@nextaudiolibri.com: l’immagine sarà rimossa oppure accompagnata dalla firma dell’autore, laddove non presente.
Anteprima esclusiva - Podcast, Audiolibri, News

Iscriviti alla nostra newsletter

Condividi questo contenuto
Partecipa alla discussione