Copertina di Musiche Invisibili di Andrea Ruggeri - Omaggio a Italo Calvino

Andrea Ruggeri omaggio a Italo Calvino

Sono passati 50+1 anni da uno (dei tanti) capolavori di Italo Calvino. Era il 1972 quando usciva per Einaudi Le città invisibili.

Pensato come insieme di descrizioni-poesie poi collegate da cornici, è certamente uno dei libri più amati e caratteristici dell’autore. Calvino, intessendo un dialogo tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan, immagina varie città che l’esploratore avrebbe potuto descrivere al sovrano, in un racconto che ha la consuetudine dell’intrattenimento di corte e la malinconia dei “nòstoi” classici. 

Come altri libri dell’autore, ognuno a suo modo, ha segnato un’epoca e tuttavia non è superato, partendo dalla consapevolezza dell’impossibilità di descrivere la realtà, dalla disumanizzazione della vita nella metropoli (già presente in altri libri), dall’interesse per l’antico rimaneggiato con l’ironia dello scrittore illuminato, dalle influenze parigine del gruppo matematico-letterario dell’OuLiPo, cui l’autore sanremese era legato.

Tante sono le citazioni tratte da questo libro, da locali pubblici ad architetture, da opere d’arte a pièce teatrali.

Nel dicembre 2022 arriva un disco, quello del batterista, compositore, arrangiatore Andrea Ruggeri, intitolato Musiche Invisibili. Un omaggio che il musicista ha voluto rendere per le tematiche ancora attuali del libro e «il suo potere immaginifico e allo stesso tempo materico».

Andrea Ruggeri che suona la batteria - Omaggio a Italo Calvino
Dorotea e le altre: Musiche invisibili omaggia Calvino. Foto di Giorgio Comuzzi

Quest’ultima definizione del compositore calza perfettamente con le proprietà della musica, commistione di elementi fisici ed emotivi non misurabili.

Così la transcodifica di sette delle tante descrizioni di città calviniane appare molto fondata. Oltre tutto Ruggeri ha composto questa musica insieme all’ARE, il suo ensemble. «Trovarsi in tredici teste diverse è stato felicemente semplice», dice, raccontando della condivisione che è alla base di questa suite.

Ecco la particolarità, un’altra, di questo album ambizioso, che probabilmente Italo Calvino ascolterebbe, divertito.

L’autore delle Città invisibili, per descrivere, contraddirsi e cambiare narratore con la massima libertà compositiva, si serve di un espediente: la pipa d’oppio che fuma il gran Khan. 

Ciò può giustificare la confusione tra immaginazione e realtà presente nel testo: «Sono le nostre palpebre che li separano, ma non si sa quale è dentro e quale è fuori». Prendono vita città umane, disumane, non rappresentabili, fluide, presenti e passate, orientali o occidentali, che possono dar vita a musiche parimenti evocative e sognanti.

Così, nel disco, Dorotea appare lasciva, con schizzi di fuoco in sottofondo, con echi di gong sospesi in lontananza. Mentre nell’originale si citano le donne dai bei denti che guardano dritte negli occhi, una chitarra elettrica evoca mistero e sensualità.

La città di Zaira pare fondata sugli episodi anche spiacevoli dei suoi abitanti: il pezzo di Ruggeri a essa dedicato è malinconico, con il tema delineato dall’oboe e riproposto dalla voce femminile. 

In Tamara, dice Calvino, ogni oggetto è segno di un’altra cosa: così nel pezzo di Ruggeri l’incedere della melodia sembra condurci tra vicoli e mercati alla ricerca di un mistero inespugnabile.

Zora non si può dimenticare, dice Calvino, eppure è una città «memorabile» che scompare. La canzone di Ruggeri inizia con un cantato accompagnato dagli archi in un ostinato che si evolve. 

Despina città di porto, fatta a gobbe, cambia volto e non ha forma precisa: con citazioni di danzatrici velate, mercati e cammelli, pare un miraggio nel deserto che le note orientaleggianti di Ruggeri rappresentano perfettamente.

Zirma è la città dei pazzi, e le sue vie conducono alla pazzia. Così, la libera improvvisazione di archi, flauto e pianoforte ripropone materialmente quel senso di confusione della città calviniana. È solo la memoria che la ricrea, che la fa esistere. La melodia del pezzo dedicato a Zirma, difatti, è impossibile da ricordare.

Maurilia: questa città fa i conti con il trascorrere del tempo. La città provinciale e la città diventata metropoli, che poi si scopre non sono la stessa città, ma un luogo con lo stesso nome. Alla difficoltà che la metropoli secondo la famigerata agenda 2030 diventi «città sostenibile», Ruggeri fa di nuovo riferimento nella nota che ci ha fornito. 

La conoscenza umana tra disperazione e consolazioni

«Nella coda del romanzo», dice Ruggeri, «si legge che l’inferno è qui, ci riguarda tutti e spetta ad ognuno di noi riconoscerlo e debellarlo». L’uomo di Calvino-Polo è l’uomo contemporaneo che deve «saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio» (memorabile frase tratta da Le città invisibili).

Oltre al fatto che Calvino-Polo, affermando molte volte che il racconto non è colpevole, forse vuole sottolineare il potere curativo della narrazione. «Non si può confondere la città con le parole che le descrivono», risponde Marco Polo al saggio Kublai quando si stizza avendo compreso che le città che descrive non esistono. E il mercante veneziano aggiunge: «La menzogna non è nel discorso, è nelle cose», la risposta.

Il logogrifo 

La scelta delle città da tradurre in musica è stata difficile, così come laboriosa la riduzione con tutti gli strumenti dell’ensemble. Ma un altro elemento di omaggio è dato dal testo di alcuni brani, il logogrifo. 

«I testi li abbiamo composti insieme ad Elsa Martin e Mirko Onofrio, le due voci dell’ensemble, facendo quel gioco enigmistico che si chiama logogrifo: prendere una parola ed estrapolarne altre utilizzandone le lettere che la compongono. E così abbiamo fatto su alcune parti del romanzo».

Così anche il compositore si è trovato nei panni di uno scrittore dell’OuLiPo: il gioco con le parole era lo standard di questi autori, da Queneau a Perec.

«Ed è lì che ho conosciuto il nome di quel gioco che in tanti, credo, abbiamo fatto fin da bambini, e ho capito che questa mia (nostra) traduzione in musica delle Città invisibili era segnata».

L’album di Andrea Ruggeri pubblicato per Da Vinci Jazz è presente in tutte le piattaforme digitali.

Buon ascolto! 


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