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Alla ricerca di Proust

Le traduzioni che hanno portato La Recherche in Italia

Il viaggio attraverso la Recherche di Proust è un viaggio che non finisce mai. Inizia con la lettura dei sette volumi, con le sue oltre 3000 pagine che molti definiscono una montagna da scalare, e continua, senza sosta, nel percorso personale di chi ne rimane rapito e incantato.

Quello di Proust è il romanzo più lungo del mondo. Gli impavidi che vi si avvicinano non sempre riescono a completarne la lettura. Per molti prevale l’abbandono, per altri la scelta di una lettura ridotta, ma c’è anche chi – con volontà e determinazione – decide di arrivare fino in fondo a quel mondo da cui non riesce a separarsi più.

Leggere la Recherche, dunque, è una sorta di viaggio attraverso il tempo: un tempo che si dilata grazie al racconto e a una scrittura pregna di particolari che si srotolano sulla pagina attraverso le parole e le emozioni, che dilata anche il tempo di chi a quei particolari prova a dare forma e a farli suoi.

Ogni lettore vive la Recherche a modo suo, ma molto di quello che passa dalle parole e dalle emozioni a esse collegate è strettamente legato al compito affidato ai traduttori di rendere quanto più possibile vicina all’originale una versione in una lingua diversa.

Un compito arduo perché quello di Proust, con le scelte lessicali, le frasi fiume, la complessità della sintassi, rappresenta un modo nuovo di scrivere e raccontare. Non riuscire a restituire quella modalità, che racchiude il senso stesso di tutta l’opera, rischia di distruggerne la bellezza e il significato.

I traduttori de La Recherche in Italia

Marcel Proust scrive À la recherche du temps perdu tra il 1906 e il 1922, anno della sua morte.

Gli ultimi tre volumi saranno pubblicati postumi e l’intero romanzo viene pubblicato dal 1913 al 1927. 

In Italia la traduzione di tutta l’opera inizierà solo dopo la Seconda Guerra mondiale. Prima di allora, e fino ai primi anni ‘40 del Novecento, erano state tradotte e pubblicate su rivista solo alcune parti del romanzo, spesso talmente brevi da non riuscire a dare conto della grandezza dell’opera

Il ritardo fu dovuto, oltre all’impegno che un’operazione del genere comportava, anche a una serie di critiche negative di alcune voci tra le più autorevoli dell’ambiente culturale italiano di allora, tra cui Croce, d’Annunzio e Prezzolini. Voci che, nonostante fossero affiancate anche gli apprezzamenti di Ungaretti, Debenedetti e di Lucio D’Ambra – primo a scrivere con entusiasmo di Proust in Italia –, ebbero per qualche tempo la meglio.

I primi tentativi di traduzione de La Recherche furono comunque intrapresi già negli anni Venti. La prima traduzione risale al 18 febbraio del 1923 a opera di Corrado Alvaro, il quale tradusse un passo del volume La Prisonnière con il titolo La morte di Bergotte. 

Altri pezzi selezionati furono tradotti tra il 1924 e il 1925 da Renato Mucci e da Giovanni Comisso, nonostante ci fosse di mezzo anche la censura da parte del regime fascista. 

Proust - À la recherche du temps perdu
À la recherche du temps perdu

Nel 1944, invece, ci fu una versione un po’ più consistente firmata da Eugenio Giovannetti che tradusse un’ampia parte de La Prisonnière, pubblicata da Jandi editore con il titolo La precauzione inutile, mentre un anno dopo di nuovo Renato Mucci si occuperà del terzo capitolo del romanzo, Albertine disparue, pubblicata da Edizioni del Cavallino con il titolo Soggiorno a Venezia. 

La traduzione completa del primo capitolo, Du côté de chez Swann, fu effettuata da più autori per diverse case editrici: Bruno Scacherl lo tradusse per Sansoni con il titolo Casa Swann; Armando Landini per la Jandi-Sapi con il titolo Un amore di Swann; Natalia Ginzburg per l’Einaudi con il titolo La strada di Swann.

La prima traduzione dell’opera completa vide la luce nel 1951 proprio grazie a Giulio Einaudi, che fece firmare a Natalia Ginzburg un contratto che la impegnava a consegnare l’intera traduzione entro il 1947. Lei inizialmente accettò, ma dopo aver tradotto con grande fatica il primo capitolo, decise di fermarsi e i successivi furono affidati a nomi diversi, tra i quali anche nomi autorevoli come Franco Fortini e Giorgio Caproni per gli ultimi due capitoli, Albertine scomparsa e Il tempo ritrovato, mentre All’ombra delle fanciulle in fiore fu affidato a Franco Calamandrei e Nicoletta Neri, I Guermantes a Mario Bonfantini, Sodoma e Gomorra a Elena Giolitti e La prigioniera a Paolo Serini.

L’unico scrittore a portare avanti il lavoro sull’intera opera fu Giovanni Raboni, la cui traduzione, pubblicata per la prima volta da Mondadori nel 1965, è diventata tra le più autorevoli e sicuramente la più diffusa. 

Più di recente, nel 1990, la Newton Compton ha pubblicato l’intera opera, curata da Paolo Pinto e Giuseppe Grasso, la cui traduzione dei singoli volumi è stata affidata ad autori diversi.  


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