Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto

L’arte per la giusta convivenza tra uomo e natura

Figlio di un pittore e restauratore di Biella, Michelangelo Pistoletto, classe 1933, respira l’arte sin dalla nascita imparando a disegnare, dipingere, conoscere i segreti dei materiali sui quali si fonda l’arte. La famiglia si trasferisce a Torino e lui, dopo gli studi, inizia a lavorare con suo padre. La sua formazione, in casa e a scuola, ha il merito di plasmare un uomo che si districa con scioltezza e creatività tra il mondo dell’arte e della comunicazione pubblicitaria così da divenire fondatore di una delle prime scuole di pubblicità in Italia.

All’inizio della sua carriera è soprattutto l’autoritratto a riempire le sue tele con il quale sperimenta tecniche e supporti molto diversi tra loro. Usa tele molto grandi dove il soggetto, quasi sempre umano, occupa tutto lo spazio. Non solo produzione artistica, ma anche scrittura, soprattutto riflessioni sul ruolo dell’arte e sulla sua capacità di essere mezzo sociale con acute analisi del mondo contemporaneo, sono al centro di molti articoli che inizia a editare per la rivista “Presente”.

In Pistoletto è piuttosto frequente che la creazione artistica e la scrittura saggistica vadano in parallelo: la nascita di una nuova opera è studio, riflessione, sentimento che prende forma e si manifesta, è elemento di cui l’animo di libera, ma è anche bisogno di esprimere un concetto con la scrittura e la spiegazione. Succede quasi sempre, pertanto, che accanto alle sue opere nascano brevi saggi o libri. Un bisogno che spiega nel libro Ominiteismo e Demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società in cui afferma che l’arte è prima di tutto un concetto che solo in un secondo momento diventa estetica.

È negli anni Sessanta del Novecento che esplode come fenomeno artistico internazionale grazie ai famosissimi Quadri Specchianti, un vero marchio di fabbrica per Pistoletto, la base da cui si dipana la sua ricerca artistica ed etica.

Michelangelo Pistoletto - Quadri specchianti
Michelangelo Pistoletto – Quadri specchianti

Sono lastre di alluminio sostituite poi dall’acciaio inox lucidato a specchio e, infine, nell’ultima evoluzione, dal plexiglass. Nelle prime esposizioni di questi specchi, Pistoletto aggiunge delle figure umane a grandezza naturale disegnate su veline, ma presto questo lavoro sarà sostituito dalla stampa serigrafica delle foto grazie alla collaborazione di Paolo Bressano che fotografava le opere restaurate nello studio del padre. In seguito, saranno diversi e famosi i fotografi che costruiranno le nuove serie di Quadri Specchianti con Pistoletto. 

I Quadri Specchianti creano l’immediatezza con lo spettatore che si riflette nell’opera, generando inclusione e immagini quasi virtuali: «Mi trovo nel quadro, oltre il muro bucato dallo specchio, anche se non materialmente. Anzi, siccome mi è impossibile entrarci, per indagare nella struttura dell’arte devo fare uscire il quadro nella realtà, creando la finzione di trovarmi oltre lo specchio.» (Michelangelo Pistoletto, I Plexiglass).

I Quadri Specchianti fanno nascere il suo successo internazionale che lo porta a contatto con le più famose esposizioni, musei e artisti tra l’Europa e gli Stati Uniti. Oggi è il grande signore dell’Arte Povera, filone iniziato con la serie Oggetti in meno e con la famosa Venere degli Stracci del 1967 che dissacra la tradizione. Una copia di cemento della Venere del Pomo di Bertel Thorvaldsen è circondata da un ammasso di stracci sporchi e usati: la bellezza classica, eterna, divina accostata a materiali sudici, di scarto che nulla hanno da spartire con l’emblema della perfezione. Una denuncia della società consumistica e cadente.

Michelangelo Pistoletto-Venere degli stracci
Michelangelo Pistoletto-Venere degli stracci

Dagli anni Settanta inizia un’intensa collaborazione con musei e gallerie statunitensi, ma sempre più frequenti sono le sue istallazioni che vedono la collaborazione di musicisti, registi, artisti del mondo dello spettacolo. 

Tra le sue opere più recenti e più note il Terzo Paradiso una «riformulazione del segno matematico dell’infinito. I due cerchi opposti significano natura e artificio, l’anello centrale è la configurazione dei due e rappresenta il grembo della rinascita». Un lavoro che inizia nel 2000 e si avvale di continue contaminazioni e collaborazioni di artisti: nel 2005 viene presentato come evento speciale alla Biennale di Venezia, nel 2007 vede la partecipazione di Gianna Nannini (Moskvá, NCCA – National Centre for Contemporary Arts), nel 2010 l’opera diventa land art: nel Bosco di San Francesco ad Assisi il segno dell’infinito rivisitato viene costruito da 160 ulivi su un’area di 3000 metri quadrati con l’aiuto del FAI. 

Questo Terzo Paradiso ha il compito di mostrare la dimensione naturale e artificiale dell’uomo, quasi una riconciliazione che sembra sempre più difficoltosa, e affronta temi profondamenti urgenti come quello della necessità di uno sviluppo sostenibile. Una seria preoccupazione che lo stesso Pistoletto descrive nel libro Il Terzo Paradiso edito da Marsilio. Se il primo Paradiso è quello del giardino divino in cui si vive in armonia e dove non esiste il dolore, il secondo nasce dal peccato che costringe l’uomo a vivere sfruttando la natura. Il terzo non è altro che la richiesta alla scienza, alla tecnologia, alle abilità intellettive del genere umano di riportare equilibrio in questo rapporto rotto e deframmentato ma imprescindibile per la sopravvivenza dell’uomo e della natura.

Michelangelo Pistoletto 1

«È il disegno del triplo cerchio. Esso rappresenta il Terzo Paradiso, ovvero il Terzo Tempo dell’umanità. […] Il cambiamento inizia da due aspetti fondamentali, la religione e la politica. L’Ominiteismo pone sia le persone sia le istituzioni religiose di fronte a se stesse per un giudizio che non arriva dall’alto, ma mette ciascuno e tutti direttamente davanti alle proprie responsabilità. La responsabilità diviene così la prassi che regola e unisce tutte le parti della società. La Demopraxia sostituisce il termine ‘potere’, dal greco kràtos (da cui deriva democrazia), con il termine ‘pratica’, dal greco pràxis (da cui demopraxia), per arrivare con la demo-pratica là dove non si è potuti arrivare con l’imposizione del demo-potere.» (Michelangelo Pistoletto, Ominiteismo e demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società, Chiarelettere editore, 2017).

Nella sua Biella ha voluto creare la “cittadella dell’arte”: una fabbrica di lana dismessa da anni è divenuta centro culturale e sede della Fondazione Pistoletto, un luogo dedicato all’arte in tutte le sue declinazioni, una residenza artistica per fare arte, per promuovere scambi, per formare nuovi artisti, un luogo vitale che vede tra i membri attivi anche imprenditori e filosofi da tutto il mondo. L’attenzione all’ambiente e alle buone pratiche è un solido diktat come il punto ristoro aperto a tutti che vanta prodotti biologici e sostenibili del territorio piemontese. La nuova sezione dedicata all’architettura lavora su materiali naturali e riciclati. Anche la sezione Bio Ethical della Cittadellarte Fashion è tutta centrata sulla ricerca di tessuti a sostenibilità ambientale e con un rigoroso sviluppo etico. 

Un impegno fortissimo, profondo e foriero di tanti progetti quello di Michelangelo Pistoletto per il mondo di domani e per il futuro dei suoi abitanti che gli ha fatto guadagnare il Wolf Foundation Prize in Arts «per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono a una nuova comprensione del mondo».

Michelangelo Pistoletto è padre di tre figlie avute dalla compagna Maria Pioppi che ha sposato a Cuba dopo cinquant’anni di convivenza. Nel 2003 gli è stato conferito il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia, mentre l’anno seguente l’Università di Torino gli ha consegnato la laurea honoris causa in Scienze Politiche, lo stesso hanno fatto l’Universidad de Las Artes de L’Avana e l’Accademia di Belle Arti di Brera. 

Per vedere dal vivo le sue opere basta vistare i più importanti musei del mondo come il Museo del Louvre e il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museo Reina Sofia a Madrid, il Detroit Institut of Arts, il Neue Nationalgalerie di Berlino, la Tate Modern a Londra, il Metropolitan Museum of Art, il MoMA e il Guggenheim Museum di New York, il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, il Museo del Novecento a Milano, il Museo d’arte contemporanea del Castello di Rivoli, il Rivoli Gam di Torino, il MAXXI di Roma e il MART di Rovereto.

A questo link potete trovare un estratto in pdf di Ominiteismo e demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società


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