Foto di Angelo Branduardi mentre suona il violino

Angelo Branduardi e le confessioni di un malandrino

Chi ha assistito anche a un solo concerto di Angelo Branduardi sa bene che i suoi spettacoli iniziano sempre con una meravigliosa frase che rispecchia perfettamente il suo rapporto con la musica e con il suo essere un menestrello che si fa messaggero di atmosfere magiche capaci di trasportarci verso altri mondi.

«Io sono il trovatore

e sempre vado per terre e paesi… 

ora sono giunto a questo,

lasciate che prima di partire io canti.»

E, in effetti, questo cantautore ha sempre parlato attraverso la sua musica. Sono davvero poche le volte in cui lo abbiamo visto rilasciare interviste in televisione o partecipare ad altre situazioni che gli dessero adito a parlare di sé stesso e della sua vita. 

Un intellettuale schivo, un cantautore unico nel suo genere, che ha saputo rimanere fedele al suo talento e alla sua vocazione senza farsi sopraffare dal bisogno di seguire, e inseguire, le mode; un musicista che ha saputo esplorare diversi universi musicali attraverso armonie, suoni e parole, avvicinandosi con discrezione e curiosità anche a mondi lontani dal suo, come la fede e la spiritualità di San Francesco d’Assisi.

Dunque sorprende un po’ il suo essersi lasciato andare al racconto della sua vita e di quella parte più intima che negli anni ha sempre taciuto, forse per una sorta di indifeso pudore, pubblicando con Baldini+Castoldi il libro Confessioni di un malandrino.

Un pudore che, seppur non lo abbia trovato incline al racconto diretto, non ha impedito che su alcuni aspetti della sua vita potesse aprire spiragli attraverso la musica e le parole.

Il libro, pubblicato a marzo 2022 e scritto insieme a Fabio Zuffanti, è anche il titolo di una delle sue canzoni che più ne rispecchiano l’anima e il suo modo di essere. Pertanto, non poteva che essere questo il titolo più rappresentativo per questo libro che finalmente racconta, per la prima volta, l’uomo più che l’artista. 

«Devo dirvi la verità: non sono molto avvezzo a confessioni, nella mia vita ne ho fatta solo una davanti ad alcuni bicchieri di buon vino. Se possibile, vorrei quindi cercare di ricreare con voi quel tipo di atmosfera, una confessione sì, ma senza il timore di incorrere nel castigo divino. Del resto la mia è un’anima da peccatore, da vero malandrino, e nessuno mi potrà mai perdonare di questo.»

Su di lui sono stati scritti molti libri, che hanno però riservato il racconto alle canzoni e alla sua musica. Confessioni di un malandrino, invece, nasce proprio con la voglia e l’intenzione di raccontare l’uomo, come dice lo stesso Fabio Zuffanti:

«Sono sempre stato curioso di scoprire anche l’uomo, oltre che l’artista. Mi sarebbe piaciuto approfondire il percorso che lo ha fatto diventare quello che è, farmi raccontare della sua infanzia, dell’adolescenza, dei rapporti con la famiglia e con gli affetti, le sue passioni artistiche, i momenti esaltanti ma anche quelli riflessivi.»
Copertina libro Angelo Branduardi - Confessione di un malandrino

Un’autobiografia che diventa racconto

Confessioni di un malandrino non è il classico libro intervista, racconta piuttosto un viaggio nella storia di una vita incorniciata da un vasto numero di mondi che hanno fatto di Angelo l’uomo e l’artista che è oggi. Un artista che ha saputo viaggiare sul filo dell’emotività aprendosi verso molte realtà, anche distanti dalla sua.

Grazie alla sua sensibilità, alla curiosità e al bisogno di esplorare nuovi territori musicali, culturali, spirituali, ha saputo trovare il giusto supporto per quel viaggio che gli ha permesso di entrare dentro a quei mondi, esplorarli e trovare la strada per poterli, poi, raccontare a modo suo.

Un racconto, anche questo, in cui viene fuori, così come nelle sue canzoni, quella definizione che ormai lo contraddistingue: quella di menestrello o, ancor più, di trovatore che alla soglia dei 70 anni ha deciso di condividere con il suo pubblico i momenti più belli e significativi della sua vita: quelli legati alla famiglia, ai luoghi in cui è cresciuto, alle persone e alle situazioni che hanno avuto un ruolo importante per molte sue scelte, ma anche a quelle che lo hanno visto più fragile e indifeso.

Un racconto che rievoca le atmosfere delle sue canzoni: un po’ antiche, un po’ leggendarie, sicuramente demodé, ma che fanno di Angelo Branduardi un artista unico e impossibile da non amare. 


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