Strega comanda colore, edito da Mondadori, è una storia particolare, a tratti stravagante ed eccentrica, che ha a che fare, in qualche modo, con quel gioco/filastrocca di cortile che il titolo ci riporta subito alla mente: perché c’è una strega cattiva di cui liberarsi e c’è una ragazza indifesa che ne subisce il tormento e che prova, in tutti i modi che le sono congeniali, a liberarsene.
Somiglia molto a un romanzo di formazione in cui la protagonista è una ragazza della provincia che, dopo varie vicissitudini familiari e personali vissute durante l’adolescenza, decide di scappare via e di trasferirsi a Roma dove la vita adulta le darà il benvenuto tra eccessi e mancanze, tra felicità apparenti e strascichi di malinconia che diventano un modo per rielaborare quell’alfabeto emotivo di cui è assolutamente sprovvista.
È una storia di riscatto e liberazione, di amore e sangue, di emancipazione e crescita attraverso i colori grazie ai quali la protagonista riesce a emergere da un buio che si lascerà alle spalle, seppur mai definitivamente.
Un mondo fatto di colori
La scrittura personale, originale, autentica diventa la nota speciale di una storia ordinaria che si tramuta in un unicum capace di restituire originalità alla narrazione che è, poi, il tratto distintivo di Chiara Tagliaferri.
Una scrittura che sa trasferire sulla carta, e nella fantasia di chi legge, quel mondo magico fatto di colori che vive dentro la giovane protagonista e che ha saputo essere origine e ispirazione, il vero indicatore di quel percorso di riscatto verso l’indipendenza: economica, emotiva, professionale, personale.
Sono i colori che le mancano da ragazzina, relegata in una vita ancorata a quel senso del dovere che prevede solo sacrifici e sfumature di colori scuri e neutri, che ricercherà e inseguirà durante l’adolescenza per farne il suo simbolo di autenticità e riscatto.
I colori li trova nella televisione, nei libri, nella trasgressione, nei vestiti, nella leggerezza: tutti escamotage che diventano un modo per trovare quella via di fuga da qualcosa che la opprime, la soffoca e la tormenta. Ed è attraverso tutto questo che impara a costruire la sua consapevolezza emotiva, quella che le servirà per rinvenire, dalle macerie della sua vita, il desiderio d’amore e, soprattutto, il bisogno di imparare a restituirlo a chi lo merita.
L’Italia e la provincia: due mondi paralleli.
Vivere in provincia è un po’ come avere una catena che ti imprigiona anche i pensieri, e l’unica cosa che riesce a liberarti rimane il desiderio, forte, prepotente, perseverante, di oltrepassarne i confini per vedere la luce.
E la provincia, con tutte le sue sfumature, diventa protagonista tanto quanto lo sono le vicende che la ragazza vive e subisce allo stesso tempo: lei abita quelle atmosfere nebbiose della bassa emiliana come una sfumatura di vita che non prevede slanci o entusiasmi di sorta. Le vive e ne acquisisce il metodo, ma poi, grazie alla luce di Roma, le rigetta e se ne libera totalmente. Si libera di quella nebbia e inizia, pian piano, a vedere le tonalità autentiche dei colori in tutto il loro brillare: quegli stessi colori che attraverso la nebbia le sembravano sbiaditi, ora finalmente brillano di luce e di felicità.
Strega comanda colore è un libro che parla di legami di sangue, di quanto a volte questi possono diventare una trappola ma anche un modo per trovare la strada del perdono: delle persone, ma anche solo dei sentimenti che nascono da un rapporto che non funziona, proprio come quello della protagonista con la nonna, donna cattiva e detentrice di un potere economico ed emotivo che mette tutti in una situazione di grande sudditanza.
E lei troverà il suo riscatto, la sua liberazione, anche grazie alla rielaborazione di certi sentimenti nei confronti di questa figura onnipresente, che ne condiziona le scelte e i pensieri e che, insieme alla bassa e alla nebbia, iniziano il processo di quel desiderio di amore che sarà capace di sognare, vagheggiare, desiderare e, alla fine, fare suo.
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