Premio Strega, curiosità e retroscena del premio più ambito della letteratura italiana

Premio Strega – Curiosità e retroscena

Il Premio è capace di mettere in moto una vera macchina editoriale, che sollecita i meccanismi utili all’economia del settore, e porta beneficio a chi ci lavora

Premio Strega, curiosità e retroscena del premio più ambito della letteratura italiana

Il 7 luglio 2022 la LXXVI edizione del Premio Strega è giunta al termine. Anche quest’anno, la competizione è stata accesa e in gara si sono sfidati i bestseller della letteratura italiana.

La vittoria rappresenta un riconoscimento ambito, capace di donare prestigio a chiunque riesca ad ottenerla e, allo stesso tempo, si rivela preziosa da un punto di vista commerciale. 

Il Premio, infatti, è capace di mettere in moto una vera e propria macchina editoriale, che sollecita i meccanismi utili all’economia del settore, portando di conseguenza beneficio a chi ci lavora. Attraverso pubblicità, pathos e animazione, lettori accaniti e curiosi dell’ultima ora vengono coinvolti allo stesso modo perché accomunati dall’amore per la cultura e dalla curiosità per lo show.

In altre parole, in questo periodo dell’anno sono molte di più le persone che si avvicinano a un settore spesso snobbato, di conseguenza si vendono più libri e si legge di più.

Viva il Premio Strega, dunque. Iniziativa completamente made in Italy che esiste da ben 75 anni e che durante questo lungo periodo ha collezionato una lunga serie di aneddoti divertenti e qualche polemica.

Vediamo insieme nel dettaglio i retroscena più succulenti.

Le polemiche

Da sempre, il Premio Strega lascia dietro di sé una scia di polemiche e pettegolezzi. L’esempio più remoto è quello dell’edizione del 1952. Tra i big in gara, vi erano addirittura Italo Calvino e Carlo Emilio Gadda. Proprio nello stesso periodo, la casa editrice Bompiani decide di pubblicare una raccolta delle migliori opere di Alberto Moravia e subito si preme affinché partecipi alla competizione.

Premio Strega - Raccolta delle migliori opere di Alberto Moravia
Alberto Moravia – I racconti 1927-1951

Lo scrittore si oppone, non lo ritiene giusto, e cerca di indirizzare la giuria verso Il Visconte dimezzato del collega Calvino. Tuttavia, la Chiesa senza volerlo cambia le carte in tavola: il Santo Uffizio mette all’Indice il libro di Moravia e a quel punto partecipare diviene anche per lui una questione di principio. I racconti vince l’edizione di quell’anno, probabilmente anche in segno di protesta contro la decisione ecclesiastica.

Facciamo un balzo in avanti. È il 2017 e in finale, tra gli altri testi, vi sono quelli appartenenti alle case editrici Mondadori e Neri Pozza. L’oggetto della disputa è una mail che pare sia stata inviata dal direttore editoriale di quest’ultima, Giuseppe Russo, ai giurati.

La notizia viene fuori quando Carabba, responsabile del settore Narrativa di Mondadori, si lamenta in un post su Facebook della bassezza dell’avversario, sostenendo di capire l’esigenza di sostenere i propri candidati ma che non crede sia giusto sminuire gli altri concorrenti per farlo. Il testo incriminato recita:

“Cari amici, spero che abbiate avuto il tempo di leggere La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco, romanzo tra i finalisti del Premio Strega 2017. È un’opera che si riallaccia alla stagione letteraria che ha segnato il nostro secondo Novecento, stagione fondata sulla ricerca dello stile e sulla cura della scrittura. È un’opera, perciò, che si distacca dal minimalismo d’importazione americana che caratterizza larga parte della cosiddetta fiction italiana contemporanea. Sostenerla allo Strega significherebbe riconnettersi ad alcune delle pagine del Premio che hanno segnato la storia della nostra letteratura, e rendere inoltre il Premio stesso decisamente più imprevedibile rispetto agli ultimi decenni in cui l’esito è apparso stancamente scontato.”

Il passaggio incriminato è “[…] è un’opera che si distacca dal minimalismo d’importazione americana che caratterizza larga parte della cosiddetta fiction italiana contemporanea”, ritenuto offensivo verso gli altri candidati.

Nel 2019, a infiammare gli animi è invece Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Bellonci, che si occupa di organizzare annualmente il premio Strega. Egli ha affermato che “gli autori italiani emulano il modello di romanzo americano senza rispettare la tradizione letteraria del nostro Paese.” Gianni Rotta lo ha sostenuto con un tweet in cui sostiene che il nostro è un “mercato libraio avido di giallacci volgari e mediocri”. 

Ovviamente anche in questo caso è impazzata la polemica.

Concludiamo con il 2020, anno in cui durante la diretta televisiva di Raitre si decide di parlare del movimento Metoo. Tuttavia, l’unica finalista donna è Valeria Parrella, che non viene interrogata sul tema e segnala il malcontento. Viene chiesto, invece, il parare di Corrado Augias che si lamenta:

E allora due personaggi di cultura che diritto hanno di parlare degli operai del Sulcis? Io non sono una donna, sono un uomo, ma la condizione femminile mi interessa moltissimo perché riguarda tutti noi.

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