Ode al tigre
Io di tigri ne ho vista una sola dal vero. Io e l’animale eravamo lontani, lui era dietro le sbarre dello zoo di Roma. Una potenza sopita che non merita quel posto, come d’altronde nessun altro, lì dentro. La vidi, vissi un’esperienza triste e me ne andai con un gusto amaro in bocca. Dentro di me, invece, ne vivono parecchie. Ne evoco tre, nell’ordine cronologico in cui sono entrate nel mio cuore.
1. L’uomo Tigre, Ikki Kajiwara
Effetto opposto al mio suscitò al piccolo Naoto Date che, in gita con gli altri orfani allo zoo, guarda la tigre negli occhi ed esclama: “Mi piacerebbe essere forte come una tigre! Diventerò come lei e sistemerò quegli adulti malvagi!”
Intanto sistema tre adulti che lo prendono in giro dicendogli che al massimo diventerà un gatto, poi scappa, Naoto, e tanto bene si imbatte in un uomo della Tana delle Tigri.
Così comincia la storia dell’Uomo Tigre (Tiger Mask) che cominciai a vedere in tv da piccolo.
2. The Tyger, William Blake
Poi mi capitarono tra le mani le Songs of experiences, e la poesia dall’arcaica grafia Tyger in più corredata dalle immagini dell’autore.
Suoni meravigliosi, martellanti, guizzanti e imperiosi, marziali (ma in originale li sentii dopo), in cui si esalta la simmetria di questo animale meraviglioso: chi creò quegli occhi, quello sguardo, i tendini del cuore, chi? Possibile che sia Dio? Lo stesso Dio che creò l’Agnello?
Di certo l’essere immortale che creò the tyger lo fece in una fornace.
3. L’altra tigre, Jorge Luis Borges
Un gigante, Borges, un poeta immenso, che pensa alla tigre a Sumatra o nel Bengala sulle rive di un fiume di cui l’animale ignora il nome (il Gange), la pensa nei minimi dettagli dalla sua casa in America del Sud, tra i libri della sua vasta biblioteca.
La scrive, la rievoca in versi, e quella lontana tigre è fatta di simboli e ombre, di figure letterarie, di memoria libresca.
È un continuo, sinuoso, felino gioco nel labirinto borgesiano in cui amo perdermi per ritrovar me stesso.
Ode dunque al tigre, alla tigre, quella feroce, elegante, quella senza catene né rinchiusa dietro sbarre, ode all’animale fiero e sinuoso, quello che non risponde al comando del circense, ode alla rievocazione e al simbolo che si aggira sempre vigile dentro di me.
Bibliografia:
Ikki Kajiwara, L’Uomo Tigre, Panini, 2001 (prima pubblicazione originale negli anni 1969-71; serie tv italiana dal 1982).
William Blake, Canti dell’innocenza e dell’esperienza, traduzione di Roberto Rossi Testa, Feltrinelli, 2014.
Jorge Luis Borges, L’altra tigre, in Tutte le opere, traduzione di Domenico Porzio, Meridiani, 1984.