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Inchiesta Letteraria #1

Ode all’alcatraz – Inchiesta Letteraria #1

Ode all’alcatraz

Leviamo il velo biancastro della nebbia che può generare il titolo e facciamo subito chiarezza: non si parlerà qui dell’isola o della prigione di Alcatraz, ma dell’alcatraz che certo ha dato loro quel nome, dell’uccello marino ALBATRO che Linneo cataloga nella famiglia dei Diomedei, i guerrieri compagni dell’eroe greco trasformati in questi enormi gabbiani che ancora ne piangono la dolorosa morte.

1. La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth

La ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth

L’albatro squarcia la nebbia nel nome di Dio e la nave si disincaglia dai ghiacci. Giocano con lui, i marinai. Abbaglia, l’Albatro, tra il bianco di ghiacci, vapori, vele, luna. Ma ecco che il vecchio marinaio lo uccide. Causa di questa azione infernale è la noia, l’invidia, l’essere fuor di pericolo? Ed il vento non alzava, e il mare imputridiva, tutti presi in ostaggio: così Vinicio nella sua lugubre S.S. dei naufragati.

Gli altri finiscono con legarglielo al collo, come un Cristo in croce, affinché sconti la penitenza. L’unico rimedio è l’eterno e ciclico racconto. Bisogna prendere in mano questa straordinaria poesia per liberare the Ancient Mariner dalla maledizione e per farci diventare più saggi.

2. L’albatro di Charles Baudelaire

Baudelaire fu poeta, fu prima traduttore. Portò in Europa E.A. Poe, e riportò l’Albatro dai suoi viaggi in nave e dai libri in inglese. Instaura un paragone: il maestoso albatro è sì re dell’azzurro, ma maldestro e goffo, comico e ripugnante sulla plancia delle navi.

Il poeta non è forse come lui? Capace di raggiungere le vette del pensiero e della parola, bellissimo e puro, un gigante capace di sfidare tempeste e frecce, non è allo stesso tempo incapace di adattarsi sulla terra, non è lugubre e spossato? A Baudelaire sono sufficienti 14 versi, un sonetto, per celebrarlo e rendere immortali poeta e albatro.

3. Ode all’albatro di Pablo Neruda

L’albatro di Neruda è grigio e muore da solo sulla sabbia. È a terra come una croce nera, immensa. Prendete Michael Jordan e me, sdraiateci sulla spiaggia uno sopra l’altro (lui quasi due metri, io 1m70) e avrete la più grande apertura alare in natura.

Dentro gli occhi di questo uccello dei mari mettete il ciclone per aggiungere meraviglia e maestosità. Altro che impresa di Lindbergh: dalla Nuova Zelanda al Cile ha viaggiato il re del vento, senza un’isola per riposarsi nel lungo tragitto. Perché, si chiede il poeta? Non certo per gloria, che questa è riservata nelle piazze allo sterminatore di cigni, all’usurpatore di indios, all’uccisore della paesana, al cacciatore di colombe.

È quella la sua natura, la sua peculiarità, la sua bellezza.

Bibliografia:

S.T. Coleridge e W. Wordsworth, La ballata del Vecchio marinaio, traduzione di Mario Luzi, con illustrazioni di Gustave Doré, Rizzoli, 1985

Charles Baudelaire, L’albatro, in I fiori del male, traduzione di Giovanni Raboni, Einaudi, 2014

Pablo Neruda, Bestiario, traduzione di Ilide Carmignani, con illustrazioni di Luigi Scafati, Ugo Guanda Editore, 2021.

Vinicio Capossela, S.S. dei Naufragati (album: Ovunque proteggi)

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