The Wonder è il titolo originario dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Emma Donoghue. Recentemente approdato su Netflix, è stato candidato per svariate categorie ai British Independent Film Awards (Bafta). Diretto dal regista cileno Sebastián Lelio, si basa su una sceneggiatura scritta dal regista stesso in collaborazione con l’autrice del libro e la drammaturga Alice Birch.
La prima scena si apre con un effetto straniante ottenuto attraverso un tentativo di sfondamento della cosiddetta quarta parete, al fine di instaurare un contatto più diretto con il pubblico, ed è ambientata in un set cinematografico nel quale lo spettatore è lasciato libero di vagare, mentre una voce fuori campo introduce la vicenda.
La storia assume le sembianze di un thriller, poiché alla base c’è proprio un mistero da svelare che, tuttavia, ben presto esibisce riflessioni più universali, come lo scontro tra fede e ragione.
Florence Pugh, attrice protagonista e rivelazione di questi ultimi anni, ha il ruolo dell’infermiera Lib Wright, inviata in un villaggio rurale irlandese per indagare sul caso di una bambina che non mangia da mesi e che afferma di nutrirsi con la “manna dal cielo”, intendendo con tale espressione un mistico e provvidenziale sostentamento divino.
Siamo nel 1862 e la giovane ragazzina Anna O’Donnell vive in una famiglia profondamente religiosa in cui la fede è onnipresente, tant’è che la bambina passa molte ore a pregare e confessa di temere la sorte dei dannati agli inferi.
Lib è una donna forte e indipendente, abituata ad agire con ponderata cautela in ogni sua scelta, insomma è indubbiamente l’esempio di una donna atipica rispetto alla società del tempo.
La sua è una psicologia stratificata e profonda, che Sebastián Lelio trasla sullo schermo in maniera estremamente vivida.


Grazie al suo coraggio e alla sua razionalità riesce a smascherare l’inganno dietro al “prodigio divino”: la bambina è in grado di tenersi in vita mediante il cibo che la mamma le passa di nascosto attraverso la bocca quando, di sera e al mattino, conclude con un bacio materno le preghiere familiari.
Attraverso una complicata serie di stratagemmi Lib riesce a svelare l’arcano, ovvero il tragico motivo che spinge Anna a non voler ingerire nulla. Se lo fa è solamente a mo’ di redenzione per il fratello morto poco tempo prima.
I due ragazzini avevano avuto rapporti incestuosi e lei si sentiva tremendamente in colpa per l’atto a cui il fratello maggiore la sottoponeva. La rigorosa astinenza dal cibo che Anna stava compiendo era dunque, ai suoi occhi, un modo per invocare il perdono divino per la morte del fratello della quale si sentiva responsabile.
La giovane infermiera farà di tutto per salvare la bambina da quello che ritiene essere un autentico suicidio in nome di un asfissiante fanatismo religioso.
Per quanto all’inizio del film il regista si fosse premurato di trasmettere un’avvertenza sul grado di finzionalità dell’intera vicenda, la storia non manca di echi reali.
L’autrice del libro ha ammesso in diverse interviste di essersi ispirata a cronache provenienti da un arco di tempo che va dal XV al XIX secolo; secondo tali testimonianze in molti paesi dell’Europa occidentale si diffuse il fenomeno delle fasting girls, ovvero ragazze molto giovani, talvolta anche preadolescenti, che affermavano di poter rinunciare al cibo per nutrirsi soltanto della presenza di Dio.
La tematica attorno a cui ruota l’intera vicenda è insomma quella della falsa credenza che si avviluppa intorno alla fede o, meglio, al fanatismo religioso condotto ai suoi estremi, il tutto per accampare una morale del buon cristiano poco incline alla reale verità dei fatti.
Il prodigio è un film che consente di sviluppare stimolanti riflessioni proprio sulla questione di una fede che, in passato ma anche in taluni contesti odierni, può divenire deleteria. Il lume del raziocinio certo non era cosa da tutti a quei tempi, motivo per cui l’infermiera-eroina della storia diviene il polo positivo attorno a cui l’attenzione dello spettatore tende a focalizzarsi per smascherare la cieca e pericolosa intransigenza religiosa.
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